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Windows 8 sfida Windows 7

Michele Braga | 28 Gennaio 2013

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Il confronto per scoprire se le ottimizzazioni introdotte da Microsoft e il miglior supporto all’hardware moderno hanno un effetto positivo […]

Il confronto per scoprire se le ottimizzazioni introdotte da Microsoft e il miglior supporto all’hardware moderno hanno un effetto positivo sulle prestazioni del desktop. I numeri per capire se conviene aggiornare.

di Michele Braga

Quando si pianifica l’aggiornamento del proprio sistema desktop con l’obiettivo di ottenere un beneficio in termini di prestazioni si sottintende, quasi sempre, che tale operazione interessi in modo esclusivo i componenti hardware. Esiste, però, anche l’aggiornamento del software e in particolare del sistema operativo che, di generazione in generazione, introduce almeno sulla carta ottimizzazioni e funzioni capaci di sfruttare in modo sempre più efficiente l’hardware a disposizione.

Il fatto che l’acquisto di un sistema operativo più recente di quello che si possiede non figuri tra i primi aggiornamenti ai quali l’utente pensa è perché una tale operazione non è in grado di apportare effettivamente un miglioramento delle prestazioni? E se così fosse, questa convinzione è suffragata da dati significativi? Per dare una risposta a queste domande abbiamo voluto mettere alla prova le nostre configurazioni di test in diversi ambienti operativi Microsoft Windows, per capire se il passaggio da Windows 7 a Windows 8, nelle rispettive versioni a 64 e 32 bit, può tradursi in un miglioramento delle prestazioni.

Prima di ogni altra cosa mettiamo a fuoco il soggetto della nostra analisi: il sistema operativo è un software la cui funzione principale è quella di permettere all’utente di interagire con la macchina per accedere alla potenza di calcolo dell’elaboratore (hardware) e alle applicazioni (software) attraverso un’interfaccia di alto livello in forma visiva, tattile, vocale o di altro tipo.

Questa semplificazione estrema dovrebbe essere sufficiente per comprendere che il sistema operativo è un tassello essenziale del computer e come la sua scelta condizioni i diversi aspetti dell’esperienza di utilizzo finale.

Un altro elemento molto importante da non dimenticare è che i sistemi operativi non sono tutti uguali, ma differiscono per il supporto hardware offerto, per il livello di sicurezza, per requisiti minimi necessari all’installazione, per la compatibilità  con le applicazioni e, infine, ma non meno importante per le tecnologie integrate e le prestazioni. Tutti i software – i sistemi operativi non fanno eccezione – hanno una velocità  di esecuzione caratteristica che dipende dall’efficienza delle routine interne e dalla capacità  di avvalersi delle potenzialità  dell’hardware installato.

Tutto quello che avviene sotto il cofano del sistema operativo è però invisibile all’utente e per formulare un giudizio completo è necessario valutare non solo ciò che si vede, ma anche la velocità  con cui opera ciò che rimane nascosto e quindi le prestazioni vere e proprie nell’eseguire diversi tipi di operazioni. Solo con tutti questi elementi alla mano è possibile affermare se o quando può essere vantaggioso passare da un sistema operativo a un altro.

In generale al rilascio di un aggiornamento o di una nuova versione dovrebbe corrispondere un miglioramento in termini di caratteristiche, funzionalità , sicurezza e prestazioni. L’utente si aspetta che insieme a questo sia preservata la compatibilità  con le applicazioni che possiede e utilizza; non si tratta di un compito semplice e in alcuni casi questo paradigma deve essere rotto per apportare migliorie incisive. Questo è in parte successo nel passaggio dai 32 ai 64 bit, con una transizione che non si è ancora del tutto conclusa, ma che nel corso di qualche anno ha determinato la necessità  di adottare un sistema operativo a 64 bit per poter utilizzare alcune tipologie di applicazioni. (…)

Estratto dell’articolo pubblicato sul numero 263 di febbraio di PC Professionale