Il 2019 si era chiuso in maniera sostanzialmente positiva per la distribuzione di PC e hardware informatico “tradizionale”, ma il 2020 è cominciato nel peggiore dei modi possibili: IDC e Gartner confermano, con numeri al solito divergenti, che la pandemia di COVID-19 ha letteralmente abbattuto la commercializzazione di nuovi sistemi in tutto il mondo.
Nonostante la forte richiesta di hardware per affrontare la quarantena in regime di smart working, la catena distributiva si è inceppata in maniera piuttosto vistosa: secondo le stime preliminari di IDC, la commercializzazione di PC tradizionali (desktop, notebook, workstation) nel primo trimestre del 2020 è crollata del -9,8% per un totale di 53,2 milioni di sistemi.
Fra i primi cinque produttori di PC al mondo, a fare meglio nel periodo in oggetto è stata Dell: la corporation statunitense è l’unica che registra un incremento (+1,1%), mentre gli altri fanno registrare il segno meno con una particolare criticità per Apple (-20,7%).
Le stime preliminari Gartner sono persino più negative, e parlano di un trimestre in calo del -12,3% – la prima riduzione significativa dopo tre trimestri consecutivi di crescita per un totale di 51,6 milioni di PC commercializzati. Anche per Gartner l’unico OEM a crescere è Dell (+2,2%), mentre il quinto e il sesto posto fanno registrare un crollo del -12,7% (Acer) e del -26,2% (Asus).
ia IDC che Gartner sono concordi nell’evidenziare l’impatto estremamente negativo avuto dal blocco della produzione in Cina, una misura che si è resa necessaria per annullare la proliferazione incontrollata del virus SARS-CoV-2 ma che ha portato alla disponibilità sul mercato di un numero di PC inferiori alla domanda. Gli effetti del COVID-19 sul medio-lungo periodo sono ancora da valutare, ma le società di analisi già prevedono che la richiesta di nuovo hardware informatico dovrebbe calmierarsi nel prossimo futuro.