390 milioni di Euro. Questo è il totale delle due multe ricevute da Meta in un solo giorno. Un record in negativo per l’azienda statunitense che controlla i servizi di rete sociale di Facebook e Instagram. Un conto salatissimo che l’impresa sarà costretta a pagare, per aver violato le regole europee sui dati personali.
Questa pesante sanzione giunge dall’Irlanda, ovvero il Paese dove sono presenti le sedi legali di alcuni colossi del web. A rimetterci, stavolta, è proprio Meta. Ma come mai, nel dettaglio, ha ricevuto tale multa? La Commissione per la protezione dei dati ha inviato tale ammenda da risarcire per la violazione degli “obblighi di trasparenza”. E non solo. Pare siano state applicate in modo errato “le norme Ue sul trattamento dei dati personali per diffondere pubblicità mirata”.
Ma le due multe in questione che Mark Zuckerberg dovrà pagare mediante Meta sono ben distinte. E riguardano due cose differenti, che di seguito vi riporteremo. La prima è di ben 210 milioni di euro per aver violato il Regolamento generale sulla protezione dei dati dell’UE. Mentre la seconda ammonta a 180 milioni di Euro e riguarda la violazione delle medesime regole ma da parte di Instagram. La questione legata a WhatsApp sarà invece analizzata nel corso della prossima settimana. E anche qui si potrebbe rischiare una sanzione!
Le tre denunce contro il gruppo statunitense sono state inviate il 25 maggio 2018 da parte dell’ONG Noyb a difesa della privacy. La data menzionata è relativa all’entrata in vigore del regolamento sui dati personali. L‘ONG ha accusato Meta di aver reinterpretato il consenso “come un semplice contratto di diritto civile al fine di non consentire agli utenti di rinunciare alla pubblicità mirata”. Ciò è quanto apprendiamo dal comunicato ufficiale emesso. Questo costringerà quindi Meta a introdurre l’opzione di consenso per l’utilizzo dei dati personali degli utenti. In caso in cui qualcuno dovesse rinunciare, la società “non potrà utilizzare i propri dati per la pubblicità personalizzata”.
Adesso la palla passa a Meta. L’impresa ora ha 3 mesi a disposizione “rendere conformi le sue operazioni di elaborazione dei dati”.