Redmond conferma ufficialmente le indiscrezioni degli ultimi giorni e annuncia la futura incarnazione di Edge, un browser ora basato sulla stessa tecnologia adottata da Google Chrome e cloni vari.
Si, Microsoft Edge diventerà un semplice clone di Chrome e ne beneficeranno tutti. Soprattutto Google. La corporation di Redmond reagisce ai rumor pubblicati nei giorni scorsi con una conferma ufficiale del passaggio a Chromium, il progetto open source già alla base del browser proprietario di Google, di Opera, Vivaldi e tanti altri emuli di Mountain View.
A confermare il “trapianto di cervello” di Edge è Joe Belfiore in persona, uno dei pezzi grossi del management Microsoft (vice-presidente corporate) che ovviamente sottolinea i molti vantaggi derivanti dall’adozione di Chromium per l’utenza finale, per gli sviluppatori, per il Web e per le aziende.
Dopo tre anni di tentativi infruttuosi, quindi, Redmond getta definitivamente la spugna e manda in pensione EdgeHTML: il nome “Edge” rimarrà ma il futuro browser targato Microsoft userà l’engine di rendering di Chromium/Chrome, con in più le prevedibili modifiche al codice necessarie a “personalizzare” l’esperienza e un layer di compatibilità per i siti e le applicazioni aziendali ancora basati sugli “standard” di Internet Explorer.
Chromium, il nuovo monopolio del Web
Il passaggio a Blink+V8 (i due engine per il rendering delle pagine Web e l’interpretazione dei listati JavaScript alla base del progetto Chromium) avrà alcune conseguenze tecnologiche importanti: Edge verrà aggiornato con maggiore frequenza, dice Belfiore, e sarà disponibile su tutte le versioni di Windows attualmente supportate (quindi da Windows 7 in poi) e non solo su Windows 10.
Il nuovo Edge sarà un’applicazione Win32 classica, sebbene in futuro Microsoft intenda portare il browser anche su macOS, su sistemi ARM e altrove. Redmond è già impegnata a contribuire al codice di Chromium, e questa nuova enfasi sullo sviluppo open source avvantaggerà sia la corporation di Windows che la stessa community FOSS.
Chi è che perde, dunque, in questa ennesima capitolazione della volontà di dominio del mercato che una volta animava tutte le iniziative di Microsoft? Di certo ci perde la concorrenza, visto che Chrome/Chromium marcia spedito verso un monopolio tecnologico forse mai visto – nemmeno agli albori di Internet con Internet Explorer e Windows 9x. Un monopolio nato con la scusa dell’open source.