Il caso dei Samsung Galaxy Note 7 “esplosivi” continua a tener banco: dopo i 35 casi riportati in tutto il mondo fino agli inizi di questo mese, l’azienda sudcoreana ha deciso di richiamare ben 2 milioni e mezzo di device su scala globale. Addirittura, anche le autorità dell’aviazione civile di Europa e Stati Uniti hanno indicato come pericoloso l’utilizzo del phablet a bordo degli aerei.
Ora, secondo quanto riporta il portale The Next Web – presso la società sudcoreana sarebbe balenata l’idea di intervenire in maniera più drastica per risolvere una volta per tutte il problema che affligge i suoi smartphone: Sasmung potrebbe infatti ricorrere al kill switch per neutralizzare i potenziali rischi che potrebbero correre i proprietari dei device non restituiti.
Per cercare di ovviare alla problematica, evitando che gli acquirenti più recalcitranti a restituire il dispositivo possano essere vittime dell’esplosione della batteria del device, Samsung si appresterebbe a rilasciare un update software – sebbene al riguardo non vi siano finora conferme – con il quale andare a bloccare la possibilità di ricarica della batteria oltre il 60 percento della sua capacità .
L’ultimo caso di esplosione della batteria di un Galaxy Note 7 di cui si abba avuto notizia si è verificato a New York, dove un bambino avrebbe riportato delle ferite (in particolare bruciature): in questo caso, l’utente stava guardando alcuni video dal telefono, quando all’improvviso la batteria è esplosa.
Nel corso degli ultimi giorni, oltre all’autorità per l’aviazione e alla commissione per la sicurezza dei consumatori, pure Samsung ha nuovamente richiesto ai clienti di rendere i Galaxy Note 7.