USA e Cina sono giunte a un punto di svolta nella guerra dei dazi avviata da Donald Trump, ma le sanzioni già decise continuano a far sentire i loro effetti soprattutto sul fronte tecnologico. Huawei è insomma ancora “off-limits” per la clientela americana, ma questo non sembra aver causato grossi problemi al business degli smartphone del colosso cinese.
Secondo le analisi di Counterpoint e Canalys, infatti, l’anno 2019 ha fatto segnare l’ennesima crescita nel numero di dispositivi mobile commercializzati da Huawei fino a raggiungere circa 240 milioni di unità. Ora la corporation cinese è il secondo produttore al mondo dopo Samsung (oltre 290 milioni), e ha superato in maniera consistente Apple (ferma al terzo posto con circa 200 milioni di smartphone) grazie a una crescita a doppia cifra (+16-17%).
Il grosso del business di Huawei continua a essere rappresentato dagli smartphone presenti in Cina, attività che pesa per il 60% delle unità commercializzate per una quota di mercato interna pari al 40%. Il restante 40% degli affari di Huawei riguarda ovviamente le spedizioni al di fuori della Cina, e in questo caso l’anno appena iniziato potrebbe riservare sorprese spiacevoli per l’azienda.
Al momento Huawei ha ancora 90 giorni di tempo (sino al 17 febbraio) per “fare affari” con i provider e gli ISP statunitensi; sul fronte dei componenti hardware la corporation risulta già indipendente dalla tecnologia USA, ma l’impossibilità di integrare le app ufficiali di Google sui propri telefonini Android potrebbe avere un effetto significativo sul numero di smartphone distribuiti (e venduti) in giro per il mondo.