Il colosso dello streaming cerca di reinventarsi come produttore di contenuti ed entra a far parte della MPAA, una mossa utile soprattutto a gestire i problemi “politici” di distribuzione dei suddetti contenuti.
Quella che all’inizio era solo un’indiscrezione proveniente da “persone informate sui fatti” si è alla fine rivelata essere la verità: Netflix diventerà parte di Motion Picture Association of America (MPAA), organizzazione del settore cinematografico statunitense che in pratica rappresenta gli interessi delle grandi major del cinema (e più in generale dei produttori di audiovisivi) negli Stati Uniti e in giro per il mondo.
L’arrivo di Netflix rappresenta una novità storica per MPAA, associazione quasi centenaria che per la prima volta accoglie tra le sue fila una corporation di Rete invece che un produttore cinematografico “puro”. Netflix sarà ora sulla stessa barca di alcuni dei nomi più riconoscibili della moderna industria hollywoodiana come Disney, Twentieth Century Fox, Paramount Pictures, Sony Pictures, Universal Studios e Warner Bros.
La partecipazione di Netflix alla principale organizzazione delle major del cinema è storica ma non ingiustificata, visto che il servizio di streaming si è in questi anni espanso notevolmente nella produzione di nuovi contenuti. Un investimento sempre più significativo, che continua ad aumentare e influenza persino il prezzo degli abbonamenti per gli utenti finali.
Nel commentare l’arrivo in MPAA, il “chief content officier” di Netflix ha parlato di un rafforzamento dell’impegno della corporation nel promuovere “la vitalità delle industrie creative” del cinema e delle tante persone che vi lavorano in giro per il mondo. Dal punto di vista di MPAA, invece, l’arrivo di Netflix serve a promuovere con ancora maggior forza una “comunità globale” di creatività narrativa.
Di certo, la partecipazione alle iniziative di MPAA potrà aiutare Netflix nella crescita del business e nella penetrazione di nuovi mercati internazionali, per non parlare delle possibili ricadute positive sui rapporti – mai idilliaci – della corporation dello streaming con le sale cinematografiche e i relativi premi di settore.