L’organizzazione dell’ONU che si occupa di proprietà intellettuale (WIPO) apre una consultazione sulle conseguenze dell’impiego della IA nel settore: un’opera creata da un algoritmo digitale ha diritto alla difesa del copyright?
I contenuti deepfake generati tramite gli algoritmi di intelligenza artificiale (machine learning) hanno favorito la comparsa di un intero ecosistema di contenuti fasulli e cose che non esistono. Se poi tali contenuti, per quanto discutibili possano sembrare, abbiano diritto o meno alla stessa difesa del copyright garantita ai creatori “umani”, è una domanda decisamente “hot” che al momento si pone anche il WIPO (World Intellectual Property Organization), l’organizzazione dell’ONU specializzata in problemi inerenti la proprietà intellettuale (PI).
Con l’obiettivo dichiarato di affrontare una serie di questioni derivanti dall’impatto dell’intelligenza artificiale su PI e copyright, il WIPO ha avviato una consultazione pubblica che esorta chiunque voglia partecipare – esperti e non solo – a fornire le loro opinioni sulla faccenda entro il 14 febbraio del 2020.
Indicando le linee guida della consultazione nell’apposita bozza pubblicata sul sito ufficiale, il WIPO chiama direttamente in causa i deepfake emersi in questi mesi e anni generando contenuti falsati a partire da fonti originali “reali”: gli algoritmi del machine learning sono in grado di applicare i volti di persone e attori terzi a video completamente differenti, di creare volti dal nulla e fare anche di peggio.
Ora il WIPO si chiede se i deepfake così generati dovrebbero essere protetti dalle stesse leggi sulla proprietà intellettuale oggi in voga per i contenuti tradizionali, una questione forse valida anche in senso generale (un’enorme quantità di contenuti presenti su Internet è generata a partire da contenuti e PI preesistenti) che però assume una sua specificità un po’ inquietante quando si parla espressamente di “IA”.
Se un algoritmo autonomo produce un lavoro creativo con o senza contenuti fake, si chiedono dal WIPO, può la IA essere soggetta alle stesse leggi del copyright che già garantiscono la “proprietà” dei contenuti agli utenti in carne e ossa? In buona sostanza, può la IA essere considerata creativa al pari di un essere umano per quel che concerne la difesa della proprietà intellettuale secondo le norme internazionali ratificate dall’ONU?