Il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione che promuove la messa al bando internazionale dei cosiddetti “killer robot”, vale a dire le armi dotate di sistemi automatici e quindi in grado di decidere da sole di fare fuoco su obiettivi in carne e ossa. Una tecnologia futuribile che però già alimenta discussioni accese tra favorevoli (o quantomeno possibilisti) e contrari.
La regolamentazione dei robot assassini prima ancora che queste macchine siano impiegate sul campo di battaglia è una questione già presente nelle agende delle più importanti istituzioni mondiali, un argomento su cui si è discusso il mese scorso in sede ONU e su cui non si è ancora raggiunto il consenso necessario a portare avanti iniziative concrete.
Tra chi si oppone alla messa al bando totale ci sono ovviamente nazioni tecnologicamente molto avanzate come gli USA, dove le autorità militari sono piuttosto interessate a sperimentare le tecnologie delle armi automatiche pur nel rispetto – almeno per il momento – della decisione finale da parte di un operatore umano. Vogliono “giocare” con le armi autonome anche Russia, Corea del Sud e Israele.
Molti parlamentari europei hanno fatto sentire la loro voce chiaramente contraria all’uso dei killer robot, una tecnologia che secondo la portavoce del gruppo Alleanza Libera Europea (ALE) Bodil Valero non può arrogarsi il diritto di “vita e di morte” sugli esseri umani in nessun contesto.
Rasha Abdul Rahim, ricercatore specializzato in intelligenza artificiale e membro di Amnesty International, sostiene che lo sviluppo delle armi intelligenti va molto più veloce delle regolamentazioni internazionali ma “non è ancora troppo tardi” per imprimere una direzione diversa alle cose. Le nuove negoziazioni ONU sui killer robot sono attese a novembre.