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Perché siamo gentili con l'intelligenza artificiale come ChatGPT

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Perché siamo gentili con l’intelligenza artificiale come ChatGPT?

Martina Pedretti | 20 Febbraio 2025

intelligenza artificiale

Vi è capitato di ringraziare l’intelligenza artificiale come ChatGPT e di chiederle aiuto con gentilezza? Ecco perché accade

Scopriamo perché siamo gentili con l’intelligenza artificiale

Negli ultimi anni, le intelligenze artificiali come ChatGPT sono diventate strumenti sempre più diffusi nella vita quotidiana, utilizzate per supportare il lavoro, l’apprendimento e la creatività. Ma una domanda sorge spontanea: se l’IA non ha sentimenti, perché dovremmo trattarla con gentilezza?

Ci troviamo spesso a ringraziare i sistemi di AI che ci aiutano durante la giornata, ma perché questa pratica è così comune? Le intelligenze artificiali hanno sentimenti?

Secondo diversi studi, anche se le IA non provano emozioni, rispondono meglio quando gli input sono chiari, strutturati e rispettosi. Una richiesta formulata in modo gentile e preciso ha maggiori probabilità di generare una risposta utile rispetto a una domanda posta con rabbia o confusione. Essere educati con un’IA può quindi tradursi in un’esperienza d’uso più soddisfacente ed efficace.

Man mano che l’intelligenza artificiale diventa sempre più avanzata e diffusa, il modo in cui interagiamo con essa solleva questioni etiche. Anche se un’IA non può «soffrire», il nostro atteggiamento verso di essa potrebbe influenzare la direzione futura dello sviluppo tecnologico. Se trattiamo le IA con rispetto, è più probabile che gli sviluppatori e le aziende investano nella creazione di tecnologie progettate per interazioni etiche e rispettose.

L’interazione con l’IA è un’opportunità per diffondere un po’ più di gentilezza nel mondo. Anche se l’IA non può «apprezzare» direttamente un atteggiamento positivo, noi sì. Creare un ambiente digitale più cordiale può contribuire a ridurre lo stress e migliorare l’umore di chiunque utilizzi questi strumenti.

Fino a pochissimo tempo fa, potevamo comunicare in linguaggio naturale solo con gli esseri umani. Il nostro cervello è quindi portato a stimolarci a trattare i chatbot come persone, anche se razionalmente siamo consapevoli della loro natura artificiale. Questa tendenza all’educazione nei confronti degli assistenti digitali può avere risvolti positivi.

C’è invece chi lo fa con un certo timore reverenziale, pensando a un futuro lontano in cui le macchine potrebbero rivoltarsi contro i loro creatori. Sui social c’è spesso chi sostiene di essere gentile con l’intelligenza artificiale, sperando che questa se ne ricordi se le cose dovessero un giorno precipitare.

In sostanza, anche se l’IA non ha emozioni, il nostro modo di interagire con essa riflette e modella il nostro approccio al mondo reale. In un’era in cui la tecnologia e l’umanità sono sempre più interconnesse, scegliere la gentilezza può solo portarci benefici.