Sale al 49% il tasso del software illegale nel 2009. Il controvalore commerciale è pari a 1. 209 milioni di euro.
Gli ultimi dati del rapporto IDC sulla pirateria software, diffusi ieri da BSA, parlano di una generale diminuzione del fenomeno del software illegale in ben 54 paesi, a fronte dei quali però si registra un incremento in ben 19 nazioni, tra cui appunto l’Italia. E il risultato è che nel 2009 a livello mondiale il software illegale è cresciuto dal 41 al 43% e pesa per 51,4 miliardi di dollari. Questo perché nell’industria dell’ICT è aumentato il peso di paesi come Brasile, India e Cina, che nel 2009 insieme hanno costituito l’86% della crescita di PC venduti, ma dove è noto, l’illegalità è più diffusa.
Ogni 100 euro investiti in software legale ne corrispondono altri 75 in software illegale, dice IDC e la perdita non investe solo le software house produttrici ma l’intera filiera del settore visto che ogni euro speso in software originale genera altri 3 o 4 euro in distribuzione, assistenza e servizi. Una riduzione del 10% nel tasso d’illegalità in quattro anni, calcolano gli analisti di IDC porterebbe 6.000 nuovi posti di lavoro e oltre 700 milioni di euro di entrate all’erario e un volume di affari per il settore IT pari a 2 miliardi di euro.
Stati Uniti, Giappone Lussemburgo si confermano i paesi più virtuosi con un tasso di pirateria pari al 20-21% mentre l’Europa dell’est e in particolare le zone della Georgia e Moldava hanno tassi di illegalità che superano il 90%.
Da parte dei vendor ci sono stati com’è noto programmi di legalizzazione e campagne di informazione ma la rapida crescita del mercato consumer dei PC, unita al fenomeno del riutilizzo di vecchi computer su cui spesso è installato software pirata non hanno fermato l’illegalità .