Nel 2013 sono stati venduti più di 10 miliardi di processori Arm. Questi piccoli chip con dimensioni minuscole e bassi consumi elettrici sono entrati prepotentemente nella nostra vita, nascosti all’interno degli oggetti più disparati. Nella Tv, tanto per cominciare, ma anche nel decoder e nel media player, nel lettore Mp3, dietro il cruscotto dell’automobile, nella stampante o nel router Adsl, nel tablet e naturalmente nello smartphone, dove rappresentano il 95% del mercato. Arm Holdings progetta le architetture per i chipset ma non li produce, bensì vende a terzi le licenze per farlo. Tra i partner troviamo aziende come Apple, Samsung, Texas Instruments, Qualcomm, Mediatek, Nvidia e decine di altre minori, collocate soprattutto in Cina.
di Pasquale Bruno
Una volta ottenute tali licenze, il produttore provvede a realizzare un processore completo aggiungendo un sottosistema grafico (la Gpu), la logica di gestione delle varie periferiche esterne, il controller per la memoria e anche la memoria stessa, solitamente di tipo Ddr3 a basso consumo (Lp-Ddr3, Low Power Ddr3). Quest’ultima viene spesso installata sulla sommità del processore stesso in configurazione PoP (Package on Package) per ridurre ulteriormente lo spazio occupato.
Ecco dunque che si arriva alla definizione di SoC, vale a dire System on a Chip, dove tutto è concentrato in un unico componente. All’interno del SoC possono essere implementati anche l’apparato cellulare 3G/4G, la rete Wi-Fi e Bluetooth, nonché componenti aggiuntivi come un Dsp (Digital Signal Processor) per l’elaborazione diretta in hardware di dati digitali di vario tipo.
I core attualmente offerti da Arm appartengono alla serie Cortex e si distinguono in tre famiglie principali. Ci sono gli Arm Cortex-M, microcontrollori di utilizzo generale; i Cortex-R, per applicazioni real-time; infine i Cortex-A, application processor che sono l’oggetto di questo articolo e che possiamo trovare nei nostri smartphone. (…)
Estratto dell’articolo di 11 pagine pubblicato su PC Professionale di luglio 2014