Le conseguenze dello scandalo Cambridge Analytica continuano a farsi sentire in quel di Facebook, tanto da cominciare a inficiare anche i piani per il futuro. Facebook sta infatti pianificando da diverso tempo il lancio di un proprio smart speaker, che entri sul mercato per fare concorrenza a dispositivi come Amazon Echo.
La presentazione del nuovo dispositivo sarebbe probabilmente avvenuta alla F8, la conferenza annuale degli sviluppatori di Facebook che si terrà a maggio, per poi arrivare sul mercato in autunno, ma stando a Bloomberg è quasi certo che a questo punto il lancio sarà rimandato a data da destinarsi, in attesa di un momento più tranquillo, e solo dopo che sarà stata portata avanti una profonda riflessione da parte di Facebook sulla propria politica di raccolta dei dati.
Il dispositivo, chiamato in codice Aloha (ma il nome di commercializzazione potrebbe essere Portal, secondo quanto riportato da The Verge), includerebbe uno strumento per la videochat fornito di uno schermo delle dimensioni di quello di un portatile, e potrebbe avere un prezzo di lancio di 499 dollari. Sul mercato arriverebbe anche un microfono stand-alone, che dovrebbe avere un prezzo inferiore: entrambi i dispositivi dovrebbero montare un assistente vocale sviluppato da Facebook stessa, così com’è per Alexa di Amazon e Siri di Apple.
Il lancio di uno smart speaker richiederebbe chiaramente l’esposizione di ulteriori dati personali da parte dei consumatori, che si ritroverebbero in casa un microfono potenzialmente in grado di registrare le loro conversazioni quotidiane: non certo una cosa da niente, alla luce del recente scandalo. Facebook era peraltro già da tempo tra le compagnie tecnologiche ritenute meno affidabili nel Stati Uniti, secondo una ricerca effettuata da The Verge in collaborazione con Reticle Research lo scorso autunno, che pone l’azienda di Zuckerberg alle spalle di Amazon, Google, Microsoft e Apple, e davanti solamente a Twitter.
Molti consumatori sono inoltre convinti che Facebook registri le conversazioni telefoniche effettuate dai propri utenti per indirizzare meglio le pubblicità, nonostante questa voce sia stata ampiamente smentita.