Anche Samsung ha deciso di salire con decisione sul treno della ricerca dell’IoT, annunciando che nel corso dei prossimi quattro anni investirà 1 miliardo e 200 milioni di dollari nell’Internet delle cose: l’attività di ricerca dell’azienda sudcoreana verrà svolta all’interno del Samsung Global Innovation Center in California – nei dintorni di Menlo Park – con il fine secondario di mantenere un piede nell’ambiente delle startup californiane.
Dal canto suo, l’azienda di Jong-Kyun Shin non ha unicamente come obiettivo quello di individuare qualche nuova soluzione tecnologia da adottare in un comparto dalle enormi potenzialità , bensì, punta proprio allo sviluppo di una nuova filosofia dell’Internet degli Oggetti, quello che potremmo definire come una sorta di Umanesimo dell’IoT, con la tecnologia intesa come una risorsa al servizio della società civile.
Nel parlare di questa nuova visione dell’Internet delle cose, il VP di Samsung Kwon ha citato l’avanzare dell’età media nei paesi industrializzati, affermato in un esempio che “non è soltanto una questione di supporto agli anziani nel gestire autonomamente la vita dalle loro abitazioni”, bensì, di creare una riflessione alla base dell’organizzazione della società , in base alla quale “in futuro sia possibile garantire la stessa indipendenza a chiunque.”
Per ottenere questo risultato che permette di vedere la tecnologia da un altro punto di vista, bisogna pensare a un IoT che sia disponibile per tutti e, soprattutto, senza limiti né barriere: la possibilità di connessione tra device e soluzioni tecnologici deve essere uno standard, e nessun’azienda deve potersi sottrarre ad una logica di questo tipo, al di là del settore merceologico di appartenenza.
Samsung – con Intel – ha dato vita al National IoT Strategy Dialogue in seno all’Information Technology Industry Council negli USA: lo scopo ultimo di questa iniziativa, è supportare un’attività legislativa che rende accessibili i vantaggi della tecnologia a ogni ceto e ambito sociali.