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Samsung Nexus S: l’androide sogna mele elettriche?

Davide Piumetti | 4 Novembre 2011

Il secondo smartphone marchiato Google offre tanta tecnologia e un sistema operativo sempre più competitivo. L’obiettivo è chiaro: detronizzare l’iPhone […]

Il secondo smartphone marchiato Google offre tanta tecnologia e un sistema operativo sempre più competitivo. L’obiettivo è chiaro: detronizzare l’iPhone di Apple.

Anteprima di Simone Zanardi

Articolo tratto da PC Professionale 246 di settembre 2011

Nexus S è il secondo smartphone sviluppato direttamente da Google. Giunge sul mercato dopo Nexus One, che era stato prodotto da HTC; questa volta la grande G ha scelto come partner Samsung, che ha plasmato il nuovo terminale a partire dal proprio modello Galaxy S.

Commercializzato negli Stati Uniti lo scorso dicembre, Nexus S è stato il primo smartphone con sistema operativo Android in versione Gingerbread (2.3). A più di sei mesi di distanza, Gingerbread è ampiamente diffuso e quindi non rappresenta più un’esclusiva; nondimeno, la politica di Google in merito agli aggiornamenti garantisce agli utenti di Nexus S release tempestive anche per le prossime versioni, come dimostra la storia, anche recente, del predecessore Nexus One.

L’hardware del nuovo Nexus è in gran parte condiviso con il Galaxy S; le uniche differenze riguardano l’assenza sul googlefonino di uno slot Micro Sd, che limita la memoria di massa ai 16 GB della flash integrata, e la presenza sul Nexus del chip Nfc (Near Field Communication) per le comunicazioni wireless a corto raggio. A livello software, inoltre, Google ha deciso di disabilitare la radio Fm invece attiva su Galaxy e di limitare la registrazione di video dalla fotocamera principale alla risoluzione standard di 720 x 480 pixel contro i 720p dell’originale Samsung. Per il resto, ritroviamo il processore Hummingbird da 1 GHz coadiuvato da 512 MB di memoria Ram, la doppia fotocamera (5 megapixel quella principale e Vga per il dispositivo frontale) e l’apparato radio che offre connettività  Hspa, Wi-Fi e Bluetooth. Non manca il sostanzioso gruppo di sensori: giroscopio a tre assi, bussola digitale, oltre ai controlli di luce e prossimità  per regolare la luminosità  del display. Quest’ultimo merita un discorso a parte: a differenza del modello commercializzato negli Stati Uniti e nel Regno Unito, il Nexus S italiano non monta un pannello Super Amoled ma un Super Clear Lcd. Nel corso dei nostri test, comunque, il display ha mostrato una resa eccellente in tutte le condizioni, soffrendo solo la forte illuminazione diretta, difetto da cui non sono comunque immuni né i Super Amoled né (seppur in misura minore) il Retina Display di Apple.

Il primo impatto con Nexus S è più che positivo: Google e Samsung sono riusciti a ridurre gli ingombri proponendo un dispositivo che non fa pesare i 4 pollici del display. I materiali sono buoni, anche se non raggiungono il livello di iPhone e di alcuni prodotti Htc, mentre il peso è persino inferiore a quello del telefono Apple. Oltre a presentare forme arrotondate sulla scocca, il Nexus può poi contare sul Contour Display, un pannello Lcd leggermente incurvato che si adatta al palmo della mano e al profilo del volto. La scelta di utilizzare superfici ultra-lucide rende il terminale particolarmente accattivante alla vista, ma a volte si paga con un grip non impeccabile e la sensazione che il telefono scivoli di mano con relativa facilità .

Una volta acceso, Nexus S esibisce un bilanciamento pressoché perfetto tra hardware e software: sebbene a metà  2011 c’è chi potrebbe storcere il naso di fronte a un processore single-core, le prestazioni della Cpu Hummingbird si rivelano più che adeguate non solo ad eseguire con la massima fluidità  il sistema operativo Gingerbread e le applicazioni integrate, ma anche nel rendering di pagine Web complesse e per i videogiochi.

Detto della bontà  del display, anche l’apparato audio non sfigura, soprattutto utilizzando gli ottimi auricolari forniti nella confezione. L’altoparlante integrato non offre invece volumi altissimi; ne risente particolarmente l’utilizzo in vivavoce in auto. La batteria da 1.500 mAh garantisce ampiamente la fatidica giornata di autonomia per l’utilizzo medio, mentre applicazioni particolarmente impegnative che sfruttano processore, apparati radio e display possono ridurre sensibilmente la durata dell’accumulatore. In particolare, ci riferiamo allo streaming video e alla navigazione Gps con Google Maps; per quest’ultima, in caso di viaggi medio-lunghi è pressoché indispensabile un alimentatore da auto.

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