Il colosso della pubblicità telematica finisce ancora sotto la lente della autorità europee, questa volta interessate a verificare la possibile violazione della privacy degli utenti tramite il network di advertising gestito da Mountain View.
Dopo la recente iniziativa di noyb, una nuova indagine contro un colosso di Rete per possibile violazione della GDPR parte grazie all’azione di Brave: la società sviluppatrice dell’omonimo browser Web ha promosso un’iniziativa nei confronti del network pubblicitario di Google, e ora la Data Protection Commission (DPC) dell’Irlanda si è incaricata di avviare un’indagine per verificare se la corporation statunitense abbia violato o meno la privacy degli utenti del Web.
La storia parte dal 2018, quando Johnny Ryan di Brave ha sottoposta una denuncia contro Google e altre società specializzate in advertising per un’enorme “breccia” nella riservatezza dei dati degli utenti: l’accusa riguarda il sistema DoubleClick/Authorized Buyers, che secondo Ryan e Brave è progettato per trasmettere i dati personali degli utenti a 2000 diverse aziende senza che i suddetti utenti ne sappiano alcunché.
Il sistema di Google è installato più di 8,4 milioni di siti Web, ha spiegato Brave, e trasmette i dati alle aziende partner per “centinaia di miliardi di volte ogni giorno”. I dati potenzialmente a rischio includono la posizione, le preferenze religiose, sessuali o politiche, i contenuti visionati on-line e altro ancora.
Stando alla denuncia di Brave, il “business as usual” di Google rappresenta la più ampia violazione dei dati personali mai scoperta. Qualora le accuse venissero confermate, l’intervento del DPC irlandese potrebbe portare alla sospensione delle operazioni per la piattaforma Autorized Buyes e una multa massima pari al 4% dell’intero valore del business globale di Mountain View.