Il caso delle vulnerabilità usate per spiare gli utenti di iPhone si tinge di nuovi, inquietanti colori e coinvolge anche i gadget mobile della concorrenza e i PC. La colpa dell’attacco? E’ dei cinesi e del loro piano di persecuzione delle minoranze etniche e religiose.
Pochi giorni or sono, Google ha svelato l’esistenza di 14 diverse vulnerabilità di sicurezza all’interno del sistema iOS. Ignoti hacker avevano sfruttato le falle per attaccare gli iPhone degli utenti per almeno due anni, ma stando alle nuove indiscrezioni sulla vicenda il problema riguarda (o ha riguardato) la quasi totalità del mercato dei sistemi informatici e dei dispositivi mobile.
I siti Web che Google aveva indicato come il mezzo usato per infettare gli iPhone, dicono ora le suddette indiscrezioni, sono stati utilizzati anche per colpire gli utenti di Android e Windows. L’obiettivo era sempre lo stesso, ovvero violare la sicurezza del sistema operativo, installare malware ruba-dati e compromettere la riservatezza delle informazioni, crackare le comunicazioni cifrate (anche quelle end-to-end di WhatsApp e Telegram) e altro ancora.
Oltre a estendere la portata dell’attacco, le nuove fonti forniscono indicazioni anche su quali potrebbero essere gli esecutori, i mandanti e gli obiettivi: dietro l’operazione malevola ci sarebbero gli hacker al soldo della dittatura comunista cinese, istruiti da Pechino a tenere sotto stretto controllo telematico le attività connesse al gruppo etnico degli uiguri, nella regione automona dello Xinjiang.
Il nuovo attacco telematico “di massa” contro iPhone, Android e Windows a mezzo Web si innesterebbe insomma nella ennesima persecuzione cinese contro le minoranze etniche del paese. Secondo le Nazioni Unite, lo scorso anno il governo cinese ha già obbligato 2 milioni di uiguri (etnia turcofona di religione islamica che vive nel nord-ovest della Cina) e altre minoranze musulmane a partecipare ai suoi famigerati “campi per indottrinamento politico”.