Torniamo a occuparci di Byod (Bring Your Own Device). Questa modalità di lavoro coinvolge principalmente due attori: il dipendente e l’azienda. Vediamo di studiare brevemente il punto di vista di ciascuno di essi, offrendo dritte e suggerimenti utili ad entrambi.
di Filippo Moriggia
Iniziamo mettendoci nei panni del dipendente. Utilizzare il telefono o il portatile personale anche per l’uso aziendale ha certamente alcuni vantaggi ma può creare alcune difficoltà , soprattutto per i dipendenti che si trovano con un reparto IT non particolarmente propenso a intervenire su dispositivi che non appartengono al parco macchine aziendale. Diventa dunque importante sapersi “arrangiare” o comunque cercare di mettersi nella condizione più favorevole per sfruttare la situazione e lavorare comodamente.
Il primo problema da affrontare è certamente quello della connessione all’email aziendale ed eventualmente all’agenda e ai contatti. In questo caso è certamente meglio cercare di separare nettamente l’email aziendale da quella personale non soltanto utilizzando ovviamente due account diversi (ad esempio mario.rossi@dominioazienda.it e mario.rossi@gmail.com) ma anche accedendo tramite due applicazioni o interfacce completamente separate. In caso contrario l’uso di un unico terminale può essere molto pericoloso: basterebbe infatti un attimo di distrazione per trovarsi a mandare un’offerta a un cliente con l’email personale o organizzare un addio al celibato con quella aziendale. Se, ad esempio, si utilizza Outlook per collegarsi al server aziendale (il software Microsoft è certamente quello che offre maggiori garanzie di compatibilità con le piattaforme corporate), è meglio utilizzare un client differente o addirittura l’interfaccia Web per l’email personale.
Naturalmente dal momento che il portatile nel caso del Byod è di proprietà del dipendente, l’installazione di un client email anche per uso personale è un diritto innegabile. Si può però optare per un client alternativo: chi è abituato a Outlook si troverà sicuramente a suo agio con l’ultima versione di Windows Live Mail. Per chi preferisce un client più sobrio ma comunque potente Mozilla Thunderbird è invece una valida alternativa, che può essere presa in considerazione anche da chi avesse acquistato un portatile Linux o OS X. Questi due sistemi operativi sono certamente meno diffusi e visti con maggiore diffidenza in ambito aziendale, ma non significa per questo che debbano essere emarginati.
Su OS X per esempio si può sfruttare anche l’applicazione Mail fornita in dotazione con il sistema operativo: si interfaccia tranquillamente con i principali server email sul mercato e a differenza di Thunderbird è sviluppata e supportata attivamente. Se cercate una applicazione che includa tutte le funzionalità di groupware per vedere anche il calendario e l’agenda condivisa aziendale sicuramente Outlook (disponibile comunque anche su Mac) è il punto di riferimento, ma si tratta di un prodotto a pagamento, incluso solo nelle versioni per l’azienda di Office (Home & Business e Professional). Chi non riuscisse a collegarsi con client alternativi e non avesse Outlook installato può ovviamente chiedere una licenza al reparto IT aziendale. Nella peggiore delle ipotesi la risposta sarà un no. Il programma Mail di Apple anche su iOS ha un buon livello di compatibilità e si comporta bene in quasi tutte le situazioni. Per chi dispone di un iPad o un iPhone la scelta è quasi obbligata.
Su Android invece la scelta è più ampia, anche se non ci sono prodotti che si distinguono in particolar modo. L’app Gmail permette un livello di integrazione totale con l’omonima casella di posta, ma non supporta caselle di fornitori differenti. Dunque a meno che la vostra organizzazione non utilizzi la piattaforma Google Apps (nel qual caso Android è sicuramente la scelta migliore) dovrete cercare una app alternativa. Il client denominato E-mail non è purtroppo sempre all’altezza, anche se è migliorato nel tempo. Tra le soluzioni alternative più interessanti ci sentiamo di consigliare Aquamail: ha un’interfaccia curata e un approccio più professionale, ma nella versione gratuita ha qualche limitazione, tra cui l’obbligo di inserire nella firma il disclaimer “Inviato con Aquamail”. Chi pensa di farne un uso continuativo non avrà comunque difficoltà a pagare i 3,77 euro della versione Pro.
Android dalla versione 4.2 ha introdotto, anche se solo per i tablet, la possibilità di gestire due o più utenti su un unico dispositivo. Purtroppo questa funzione non è attivabile sui terminali che hanno anche la funzione di telefono (come gli Asus Phonepad che sono a tutti gli effetti dei tablet), ma per tutti gli altri è una possibilità utilissima per chi pensa di sfruttarlo in azienda. Basta infatti creare un utente dedicato da usare al lavoro e tenerne uno solo per l’uso personale. Si potrà così utilizzare la stessa applicazione anche per la gestione della posta o dell’agenda: i dati rimarranno separati. Ovviamente la gestione sarà però più complessa per chi spesso passa dalle applicazioni personali a quelle lavorative. Lo stesso problema si pone in effetti sui sistemi operativi che sono concepiti già a livello nativo come piattaforme multiutente, come Windows, OS X o Linux. In questo caso l’adozione di due profili deve essere valutata con attenzione: il passaggio da uno all’altro richiede un po’ di tempo e può appesantire i portatili che già non sono particolarmente brillanti a livello di prestazioni. Certamente è l’ideale per chi vuole una separazione totale tra lavoro e vita personale.
Chi dispone di un numero di telefono cellulare ad uso aziendale almeno qualche volta avrà pensato di acquistare un cellulare dual sim. Questi dispositivi sono principalmente basati su Android e sono sempre più diffusi anche nell’offerta delle marche più blasonate. Possono certamente essere una soluzione interessante per quanto riguarda l’uso Byod. Prima di acquistarli è bene valutare con attenzione anche i piani dati disponibili sulla Sim privata e aziendale. Molti di questi telefoni infatti sono in grado di collegarsi in 3G (o 4G) con una sola Sim, quella principale: la seconda funziona esclusivamente in modalità Gsm per la gestione delle chiamate. Questo è un problema abbastanza significativo per chi ha ad esempio un operatore che usa (anche per telefonare) solo le tecnologie Umts/3G/4G, come Tre. Fortunatamente Android permette comunque di impostare la scelta dell’utenza telefonica ad ogni chiamata o in base a una opzione generale, facilmente modificabile. Il numero che si sta utilizzando per chiamare viene poi indicato chiaramente. Il venerdì sera dunque si può facilmente cambiare l’operatore predefinito, per evitare di addebitare erroneamente le chiamate sul numero aziendale.