Non c’è pace per Zoom, la piattaforma cloud per videoconferenze e comunicazioni online che ha conosciuto un’autentica esplosione di popolarità a causa della quarantena forzata per il COVID-19. Zoom è un disastro per la sicurezza e la privacy degli utenti, e il numero di organizzazioni che sconsigliano o mettono al bando l’uso del tool non fa che crescere.
Ultima arrivata in tal senso è Google, che ha in questi giorni imposto ai suoi dipendenti che lavorano da casa di evitare a tutti i costi l’utilizzo di Zoom: il servizio non funzionerà più sulla rete corporate, dice Mountain View, mentre chi vorrà potrà continuare a usarlo per comunicare con amici e parenti. Per tutto il resto c’è Meet, la app per videoconferenze ufficialmente distribuita dall’azienda.
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Un altro duro colpo alla reputazione (se non alla popolarità) di Zoom arriva dal Senato americano, dove il sergeant-at-arms ha detto ai senatori di non usare il servizio. In questo caso non si tratta di una messa al bando vera e propria, almeno per il momento, quanto del consiglio di rivolgersi a un’alternativa più sicura e affidabile.
L’ultima brutta notizia per la corporation di San Jose è infine arrivata dagli investitori, e in particolare da Michael Drieu che vorrebbe avviare una class action contro Zoom Inc. per la mancata comunicazione dei problemi di sicurezza e privacy che affliggono la piattaforma. Il management avrebbe danneggiato il valore delle azioni, sostiene la causa intentata da Drieu, anche se al momento tale valore risulta essere decisamente superiore a quello di inizio anno.