Dopo avervi riferito dei passi avanti compiuti da Twitter nell’ostacolare la propaganda terroristica dell’ISIS, certificati da un rapporto del Dipartimento di Stato degli USA, sempre dal paese a stelle e strisce ci giunge oggi la notizia secondo la quale alcuni familiari di vittime degli attentati di Hamas – compiuti in Israele – hanno citato Facebook in giudizio, richiedendo un risarcimento da ben un miliardo di dollari.
La notizia è stata riportata dall’agenzia Reuters, la quale, ha indicato come secondo la tesi degli attori di causa, il social network di Mark Zuckerberg metterebbe a disposizione dei terroristi una piattaforma utile ad incitare alla violenza e, soprattutto, a organizzare i loro attacchi. La causa è stata promossa avanti la Corte Distrettuale degli Stati Uniti nel Distretto Meridionale di New York da 5 cittadini statunitensi (di cui 4 israeliani).
Sostenuti dallo studio legale Darshan-Leitner, i promotori dell’azione legale contro l’azienda di Menlo Park hanno chiesto – oltre ad un risarcimento come detto pari ad un miliardo di dollari – anche il blocco dell’uso della piattaforma di Facebook da parte di tutti quei palestinesi che fanno uso del social network per promuovere la violenza contro Israele.
Dal canto suo, l’azienda di Mark Zuckerberg ha sostenuto come sia impegnata in prima linea per contrastare quei contenuti che possano inneggiare alla violenza, al terrorismo o all’odio, creando delle linee guida per limitare la diffusione di questo tipo di materiale, permettendo anche agli utenti di segnalare i contenuti ritenuti fuori luogo.
Facebook fa leva inoltre sul Communications Decency Act datato 1996, in base al quale i provider di servizi web che permettono la pubblicazione di contenuti realizzati da terzi, non possono essere ritenuti responsabili per quanto fatto dagli utenti della piattaforma.