La società di Menlo Park si è vista congelare di recente circa 10 milioni e mezzo di euro in Brasile ad opera della magistratura, una misura inflitta a Facebook come una sorta di multa, a causa del fatto che la società di Mark Zuckerberg non ha dato seguito ad un’ordinanza aattraverso la quale le è stato richiesto di mettere a disposizione delle autorità alcuni dati appartenenti ad utenti del servizio di messaggistica WhatsApp.
Per FB, questo non è il primo episodio in cui si ritrova a doversi confrontare a viso aperto con le autorità del paese dell’America del Sud, considerando come la sua piattaforma di WhatsApp abbia ricevuto un’ordinanza di blocco per 72 ore, giacché un giudice della città di Rio ha rimproverato a Facebook di intralciare il normale corso della giustizia, decisione che poi la corte suprema del paese ha annullato.
Nel corso del mese di marzo 2016, poi, il vicepresidente di Facebook per l’America Latina, Diego Dzodan, è stato posto in arresto dalla polizia federale brasiliana, rimproverandogli di non aver collaborato con le autorità , anche in quel caso non permettendo alle stesse l’accesso alle conversazioni su WhatsApp di alcuni utenti, sospettati di essere membri di un’organizzazione criminale dedita al narcotraffico.
Facebook, in quell’occasione, ha sottolineato come i dati richiesti dalle autorità non siano in possesso del suo servizio di messaggistica istantanea WhatsApp, considerando come la piattaforma utilizzi una forma di crittografia end-to-end, che esclude sostanzialmente la possibilità di leggere i messaggi ad utenti che non siano rispettivamente il mittente e il destinatario della conversazione.