Oggi la Federal Communications Commission approverà un set di nuove regole pensate per prevenire discriminazioni nella gestione del traffico Internet da parte dei provider.
E’ il risultato di un lungo dibattito, non privo di screzi, tra l’ente regolatore americano (la FCC) e l’autorità governativa che non ha mai dato mandato esplicito alla FCC di gestire il traffico Internet, ma ne ha supportato l’iniziativa fin dall’inizio.
La crescita del traffico internet sulle reti mobili e la nascita di una quantità di applicazioni che richiedono accesso a Internet hanno reso indispensabile in questi mesi l’intervento dell’organismo statunitense al fine di una regolamentazione del settore, onde evitare che le grandi telco e soprattutto gli operatori mobili, potessero diventare arbitri del traffico Internet e della sua gestione, a scapito delle nuove start-up e di servizi come Skype, Google e Netflix che potrebbero vedersi bloccare l’accesso da un momento all’altro.
Come oggi riporta il Wall Street Journal l’interesse dalla FCC è stato soprattutto quello di proteggere i consumatori dall’aumento dei prezzi delle tariffe per l’Internet mobile e dai tentativi di chiudere anche solo parzialmente l’accesso alla rete, limitandone i servizi. Le nuove regole di fatto introducono due classi di accessi a Internet: una per gli operatori del fisso e un’altra per quelli delle reti wireless. I primi (le varie Comcast e AT&;T) non potranno limitare gli accessi ad applicazioni e siti web, i secondi invece (Verizon, Sprint e quanti altri) avranno maggior spazio di libertà e potranno bloccare alcuni servizi e applicazioni ma non l’accesso a interi siti. La FCC inoltre per la prima volta non pone divieto ai provider che forniscono accessi broadband di chiedere tariffe diversificate ai content provider che necessitano di velocità più elevate per distribuire servizi video, film o videogiochi di rete. Una decisione importante che in qualche modo va contro i principi di net neutrality tout court.
Tra gli addetti ai lavori serpeggiano malumori, soprattutto per la libertà di manovra che la FCC ha lasciato agli operatori delle reti wireless: ” pensate a un servizio come Google Maps sull’iPhone”, dice oggi sul New York Times il senatore democratico Al Franken. “Da un giorno all’altro, seguendo le regole della FCC, Verizon o un altro provider potrebbero decidere di bloccarne l’accesso, magari per promuovere un servizio analogo sviluppato in proprio”.
Bloccare l’accesso alle applicazioni su sistemi come gli iPhone o altri smartphone sarebbe la fine per la libertà di Internet e non avrebbe più senso parlare di net neutrality. E in effetti le regole della FCC piacciono a pochi: non ai provider che si erano opposti all’idea di una nuova regolamentazione e alla richiesta di una maggiore trasparenza nelle loro policies di gestione di rete; non alle associazioni dei consumatori che giudicano tradite le buoni intenzioni del programma e neppure ad alcuni esponenti repubblicani che ne avevano criticato la necessità fin dall’inizio. Ma poi in questi mesi il colosso AT&;T è giunto a patti con la FCC e decisivo è stato anche l’appoggio del presidente Obama che fin dall’inizio ha sostenenuto la net neutrality come un passo importante per prevenire gli abusi su Internet e garantirne la crescita e lo sviluppo futuri. Adesso il prossimo passo spetta alla Corte Federale che dovrà dare il suo assenso definitivo.