Non ci sta il governo tedesco al maxi-progetto di digitalizzazione dei testi avviato da Google negli Stati Uniti, dove ha stretto ( pagando 125 milioni di dollari) uno specifico accordo con l’Associazione degli Editori Americani per scannerizzare e riversare sul web testi ancora coperti dal diritto d’autore e opere uscite da catalogo.
Secondo la Germania Google Search Book “altererebbe in maniera irrevocabile gli scenari del copyright internazionale”. L’accordo infatti si scontrerebbe con le legislazioni nazionali tedesche e con la Convenzione di Ginevra del 1996 sul copyright, oltre ad ostacolare il progetto di creare una biblioteca digitale mondiale non a scopi commerciali.
C’è da credere che l’opposizione del governo tedesco peserà come un macigno sui progetti di Mountain View, peraltro già molto criticati, non solo dai concorrenti Amazon e Microsoft, ma anche dalle istituzioni e dalla varie associazioni di editori che non vedono di buon occhio l’idea che sia una società privata e non un’istituzione pubblica, a gestire e trarre profitto da una mole così ampia di sapere.
Com’è noto il punto è se sia legittimo o meno digitalizzare opere ancora soggette al diritto d’autore, come ha fatto Google negli Stati uniti, mettendo on line già circa 10 milioni di titoli, senza chiedere permesso ai rispettivi autori, appellandosi al vigente “fair use”, o se la biblioteca digitale debba limitarsi ai titoli ormai fuori copyright.
Quest’ultima strada è quella scelta dal progetto Europeana, promosso dalla Commissione europea nel novembre 2008 come biblioteca digitale multilingua, per cui sono stati stanziati circa 3 milioni di euro all’anno.
Fino a oggi sono stati digitalizzati circa 4,5 milioni di libri, comprese anche mappe, foto e film. Ma sono ancora troppo pochi, secondo la Commissaria alla società dell’informazione Viviane Reding, che si pone come obiettivo di avere on line 10 milioni di titoli al 2010. “Considero allarmante – ha detto la Reding – il fatto che solo il 5% di tutti i libri digitalizzati in Europa sia disponibile su Europeana”.
D’altronde la frammentazione del diritto d’autore nelle singole leggi nazionali ha dettato la scelta obbligata di inserire nella biblioteca digitale europea solo le opere fuori da copyright, escludendo ad esempio i libri fuori catalogo (che rappresentano il 90% del patrimonio bibliografico delle biblioteche europee) o quelli di cui non si conosce l’autore ma che sono per data di pubblicazione ancora sotto copyright.
Inoltre non tutti gli stati membri sembrano aderire al progetto con la stessa costanza: gran parte dei contributi sono giunti dalla Francia (47%) e dalla Germania (15%) mentre Uk e Olanda hanno fornito circa l’8% e l’Italia solo l’1% del materiale digitalizzato.
La Commissione ha deciso di aprire un’apposita consultazione tra gli stati membri per capire anche come far procedere questa grande biblioteca digitale europea che dovrebbe unire gli interessi sia dei privati sia delle istituzioni pubbliche.
Ma l’impressione è che ancora un volta si sia lontani da una soluzione unica di digitalizzazione del sapere che veda insieme Stati Uniti ed Europa.