Napster è rimasto nella memoria di molti di noi come il servizio emblema del file sharing, il primo ad aver rotto gli schemi della musica tradizionale, introducendo il modello del peer to peer di massa. Quando fece il suo ingresso, nel lontano 1999, la musica digitale non esisteva ancora, non c’era ancora l’iPod nè iTunes, e Shawn Fanning, suo creatore, l’aveva concepito come un motore di ricerca musicale. Il servizio ebbe vita breve perché i suoi server già nell’estate del 2001 furono chiusi per ordine del tribunale, per violazione del copyright. Per pagare la multa inflitta dalle autorità giudiziarie (pari a 26 milioni di dollari per utilizzo non autorizzato dei brani musicali) Napster fu costretto a diventare un servizio a pagamento e perse molto del suo smalto, passando di fatto il testimone a servizi come Kazaa e Morpheus che ne ripresero il modello del file sharing gratuito.
In tempi più recenti, nel 2011, Napster è stato acquisito da Rhapsody International e rilanciato come servizio di streaming musicale a pagamento. Ora arriva la notizia che Napster viene rilanciato in14 paesi europei tra cui l’Italia con un ricco catalogo di 20 milioni di titoli in streaming, disponibili sia on line che offline, e riproducibili su sistemi audio, smartphone, tablet. Il servizio è disponibile al momento per iPad, iPhone e iPod Touch e sui dispositivi Android.
Napster offre anche la possibilità di scegliere playlist di brani diversi o di singoli artisti e contiene notizie utili, interviste ad artisti e sessioni live. I costi di abbonamento partono da 9,95 euro al mese con accesso illimitato allo streaming via web o telefono mobile e ad oltre 100 canali radio. Gli abbonamenti sono acquistabili on line con carta di credito o PayPal ed è possibile fare una prova gratuita di Napster per un mese.
Rhapsody International è un marchio molto conosciuto a livello mondiale con sedi in Usa e in Europa ed è stato anche il primo servizio a pagamento di musica digitale. Napster dovrà però vedersela con sevizi come Spotify e Deezer tanto per citare i principali, che nel frattempo hanno riproposto con successo il modello streaming musicale a pagamento.