L’ultima tecnologia sperimentale che dovrebbe facilitare l’accesso a Internet e ridurre il digital divide nelle zone più impervie del pianeta ha a che fare con le nuvole, ma non nell’accezione che il termine ha assunto nel mondo delle tecnologie informatiche. Google infatti questa volta ha pensato di ricorrere a palloni aerostatici come ripetitori del segnale Internet che arriva via satellite, là dove non esiste alcuna copertura a causa di ostacoli fisici.
Il progetto si chiama Project Loon e prevede un anello di palloni aerostatici che, volando intorno al mondo e sfruttando i venti atmosferici, riescono a portare accesso a Internet nelle zone rurali e in tutte le aree dove non è possibile realizzare una connessione a veloce ed economica, perché ci sono ostacoli fisici come montagne, foreste e arcipelaghi a rendere impossibili le connessioni wifi. Ma anche nella maggior parte dei paesi dell’emisfero meridionale, racconta Google, il costo di una connessione a Internet è superiore a quanto una persona guadagna in un mese e pertanto è irrealizzabile.
Sfruttando i venti atmsosferici il sistema dovrebbe sospingere questi palloni aerostatici a un’altitudine doppia rispetto a quella utilizzata dagli aerei commerciali, per fornire un accesso a Internet a velocità simili a quelle delle attuali reti 3G. Anche se l’idea è un po’ folle, (e non a caso è stato scelto il termine loon che in inglese vuol dire matto) le basi scientifiche sono solide, spiega Google sul blog.
Sostanzialmente i palloni fanno da ripetitori del segnale erogato via satellite; ogni pallone contiene un software di gestione areonautica, sensori di volo per misurare valori come la pressione atmosferica, la posizione Gps e la temperatura, più un sistema di alimentazione a batterie solari. Il fatto che i palloni volino più in alto nel cielo, nella stratosfera, facilita la ricarica dei pannelli solari, perché a quell’altitudine non ci sono nuvole che oscurano il sole e il sistema impiega solo 4 ore per ricarica la batteria a celle solari.
il problema spiega Google, era riuscire a controllare il movimento dei palloni aerostatici nel cielo e la soluzione è stata di sfruttare il vento e l’energia solare; resta ancora da risolvere il problema di fare in modo che ciascun pallone si trovi nella zona in cui vogliamo che sia, al momento giusto, e per far ciò dice Google occorrono algoritmi complessi e molta potenza di calcolo.
Il primo progetto pilota è stato avviato in Nuova Zelanda, nella regione di Canterbury con 50 sperimentatori che proveranno a connettersi ai palloni, circa una trentina, tutti lanciati in una sola settimana. Per rendere possibile la ricezione del segnale dal Project Loon vengono poi installate apposite antenne Internet vicino alle abitazioni. L’idea è di replicare altri progetti pilota in paesi che si trovano alla stessa latitudine della Nuova Zelanda. In un futuro lontano, aggiunge Google, ci immaginiamo la possibilità di utilizzare il proprio smartphone con il proprio gestore mobile per collegarsi ai palloni aerostatici e avere così disponibile la connessione nelle aree dove oggi non c’è proprio. Chi volesse seguire il progetto anche in futuro può farlo attraverso la pagina dedicata di Google +.