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Quando Dtp e word processor non bastano: TeX e LaTeX

| 6 Ottobre 2014

Linux Software

Qualunque operazione tipografica gli si chieda un documento TeX, grazie al flusso descritto nei prossimi paragrafi, avrà  sempre lo stesso […]

Qualunque operazione tipografica gli si chieda un documento TeX, grazie al flusso descritto nei prossimi paragrafi, avrà  sempre lo stesso aspetto, che sia una stampa o un file Pdf o PostScript. È per questo che, a decenni dal loro arrivo, TeX e LaTeX sono ancora considerati insuperabili per pubblicazioni scientifiche di ogni tipo, ma anche per qualsiasi lavori in cui indici complessi, bellezza e affidabilità  del risultato non siano negoziabili. In LaTeX si può includere nel testo un comando per formattare o posizionare una tabella o figura come si vuole, con l’assoluta certezza che le cose andranno sempre così, a differenza di quanto prima o poi capita a tutti in qualunque word processor. Non è un problema, per esempio, forzare la lunghezza di una certa frase in modo che sia esattamente identica a quella di una figura o di un altro elemento grafico con cui va allineata. Un’altra funzione avanzata, ma naturale per TeX, è la “sporgenza” di caratteri come virgolette o trattini dai margini della colonna di testo, per non interromperne il flusso. In ogni caso con i programmi adatti il passaggio è meno traumatico di quanto sembra. Dal punto di vista tecnico, per scrivere usando LaTeX basta un semplice editor di testo, anche il Blocco Note di Windows, purché si dia ai file sorgente l’estensione.tex. Una volta pronti, i sorgenti TeX vanno passati all’interprete, che va lanciato a parte e produce una versione intermedia con estensione .dvi.

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Questa sigla sta per DeVice Independent, cioè formato indipendente dallo specifico dispositivo (stampante o, nel caso di file Pdf, anche uno schermo) che dovrà  “mostrare” la versione finale. Altri programmi si occupano di queste conversioni di formato, di adattare le immagini al testo o di generare bibliografie. Tutti questi strumenti, se necessario, indicano con vari messaggi d’errore in quale riga dei sorgenti c’è qualcosa da correggere. Per documenti senza indice o bibliografie una sola esecuzione dell’interprete è sufficiente. Negli altri casi servono due o tre iterazioni, prima per raccogliere nei file ausiliari tutte le informazioni necessarie, poi per aggiungerle al documento finale. Le informazioni sui font disponibili sono tutto quello di cui un ambiente TeX completo ha bisogno per funzionare, producendo sempre gli stessi risultati. Se l’utente non specifica un font, viene usato quello Computer Modern creato da Metafont o da suoi discendenti più o meno diretti. Metafont è un altro programma scritto da Knuth proprio per disegnare font di qualità  e con un set completo di caratteri, quindi adatti all’uso con TeX.

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In pratica, le cose sono molto più semplici di quanto potrebbe sembrare dai paragrafi precedenti. Installando il software come descritto nel box corrispondente non ci si dovrebbe nemmeno accorgere dei tanti dettagli, più o meno tediosi, da configurare per far lavorare insieme tutti programmi necessari. In secondo luogo, interfacce come quelle che vedete nelle illustrazioni, descritte nell’altro articolo della rubrica, associano la maggior parte delle operazioni descritte qui a uno o due clic del mouse nei posti giusti. Ci si può fermare al formato intermedio.dvi oppure ottenere direttamente la versione finale Pdf o PostScript.

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