La distribuzione sponsorizzata da Canonical migliora nelle funzionalità e nell’aspetto, grazie soprattutto alla nuova versione dell’interfaccia grafica Unity.
Anteprima di Filippo Moriggia
Articolo tratto da PC Professionale 249 di dicembre 2011
Nella precedente versione di Ubuntu l’interfaccia Unity era diventata l’ambiente di lavoro predefinito. Con Oneiric Ocelot (nome in codice della versione 11.10 rilasciata ad ottobre) Canonical ha fatto un ulteriore passo in questa direzione: Unity è infatti diventata diventa l’unica scelta possibile e il tradizionale menu delle applicazioni non è più disponibile. Chi ne sente la mancanza dovrà cercare e installare qualche applicazione alternativa, come Cardapio o Classic Menu Indicator (non presenti nei repository ufficiali). In Ubuntu 11.10 Unity si presenta con importanti modifiche: più coerente e curata, è anche più piacevole dal punto di vista grafico. La distribuzione integra poi Unity 2D, una versione in grado di funzionare su qualsiasi scheda grafica, persino se priva di accelerazione hardware.
Uno degli elementi rinnovati più profondamente in Ubuntu 11.10 è il Software Center. Questa applicazione permette non solo di installare e rimuovere qualsiasi applicazione presente sui repository ufficiali, ma anche di cercare, acquistare e installare applicazioni commerciali. Ubuntu Software Center assomiglia sempre di più a un marketplace tradizionale (come il Market di Android e l’iTunes App Store di iOS). Anche la scelta di applicazioni commerciali è migliorata e la navigazione tra le differenti categorie è più semplice.
La Dash ha sostituito il menu tradizionale; fa un ampio uso delle trasparenze e permette di cercare applicazioni o documenti presenti nel computer.
Ubuntu 11.10 include la versione 3.0 del file manager Nautilus. L’interfaccia di questo elemento fondamentale della distribuzione è stata rinnovata a vantaggio di una migliore usabilità . Abbiamo sentito però la mancanza di un’icona o un pulsante per cambiare rapidamente la modalità di visualizzazione tra Icone, Elenco e Compatta. Questa mancanza è ancor più fastidiosa poiché i menu, come in tutte le applicazioni di Ubuntu, ora si trovano nella barra superiore e sono dunque meno facilmente accessibili.
Anche le icone per la chiusura, la riduzione a icona e l’ingrandimento delle finestre sono sempre più difficili da raggiungere: oltre ad essere posizionate all’estremità sinistra della barra superiore, di default sono nascoste; appaiono solo quando il mouse si avvicina o ci passa sopra. Questo approccio non è sempre comodo, soprattutto per gli utenti meno smaliziati, ma rende meno caotica l’interfaccia.
La Dash, cioè il pannello di ricerca che ha sostituito il menu tradizionale, ora è accessibile da un nuovo pulsante, situato in cima alla barra laterale. Non ci sono invece più i due pulsanti aggiuntivi per la ricerca. La Dash può essere visualizzata in finestra o a pieno schermo ed è molto più pratica e intuitiva da utilizzare. Quando si apre ad esempio la sezione dedicata alle applicazioni si possono filtrare i risultati in base alla categoria a cui appartengono o al punteggio che l’applicazione ha ottenuto nel Software Center. Quando invece si cerca un file il filtro permette di selezionare i risultati in base alla dimensione, alla data dell’ultima modifica o alla tipologia. Ogni modalità di ricerca è chiamata lente (lens) e si possono anche aggiungere ulteriori lenti per potenziare le funzionalità della stessa dash. Quelle predefinite sono applicazioni, file e raccolta musicale; aggiungendo ad esempio la lente di Gwibber si possono cercare informazioni anche sugli aggiornamenti dei social network come Facebook e Twitter.
Sul fronte delle applicazioni la novità più significativa è certamente l’introduzione di Mozilla Thunderbird al posto di Evolution, come client di posta predefinito. Ovviamente Evolution può essere installato manualmente. Un’altra applicazione nuova è Deja Dup (identificata solo dalla stringa “Backup” all’interno della Dash): si tratta di un’utility molto semplice e curata che può essere usata per effettuare un backup su una cartella locale, una share di rete o su Ubuntu One, il servizio di backup, sincronizzazione e condivisione nel cloud mantenuto da Canonical.