La diffusione di Linux come sistema operativo desktop è da sempre ostacolata dalla scarsità di software di livello professionale: se da un lato è vero, oggi come non mai, che molti programmi sono multipiattaforma, e l’uso di un sistema operativo oppure di un altro non è più cruciale come in passato, dall’altro alcuni programmi commerciali di grande importanza, spesso indispensabili per chi usa il computer per lavoro, sono sviluppati solo per Windows e, al più, per OS X. Basti pensare ai componenti della Creative Suite di Adobe, o a Microsoft Office: ci sono alternative open source interessanti, ma nei contesti professionali è difficile, o addirittura impossibile, abbandonare i software su cui si sono accumulati anni di esperienza, e che sono lo standard di fatto nel loro settore.
Esistono però vari escamotage per continuare a usare i software Windows con altri sistemi operativi: installando un programma di virtualizzazione e creando una macchina virtuale Windows, per esempio, si possono eseguire quasi tutti i programmi per il sistema operativo Microsoft. L’alternativa è Wine, un progetto ormai ultraventennale che ha lo scopo di duplicare le librerie, le chiamate al sistema operativo e altri aspetti dell’architettura Win32, per consentire l’installazione e l’esecuzione di programmi Windows all’interno di altri sistemi operativi. La versione più nota e diffusa di Wine è quella per Linux, ma esistono porting per anche Mac OS X, FreeBsd e Solaris; Wine è un progetto open source, distribuito con licenza LGpl. Dopo oltre 15 anni di sviluppo, nel 2008 è stata rilasciata la versione 1.0; da allora il progetto si è evoluto a ritmo più serrato, e con maggiori risultati.
Rispetto alla virtualizzazione, la configurazione e l’uso di Wine sono più complicati: difficilmente i software Windows funzionano sotto Wine senza qualche accortezza, e le opzioni di configurazione sono molte. Bisogna impratichirsi con le impostazioni e le funzioni del software, e imparare a documentarsi sui siti di riferimento (in particolare www.winehq.org), dove si trova un archivio di applicazioni supportate, con dettagli relativi alla configurazione utilizzata e ai passaggi da compiere per ottenere un software funzionante (https://appdb.winehq.org). In questo database i programmi vengono categorizzati a seconda del livello di funzionamento: garbage (non funziona), bronze e silver (funziona con problemi gravi o meno gravi), e poi gold (funziona usando una configurazione opportuna) e platinum (funziona senza difficoltà ). Se si scorre l’archivio alla ricerca dei principali software commerciali, si trovano risultati interessanti: hanno raggiunto il livello gold Microsoft Office (2010), la Creative Suite di Adobe (CS6) e Photoshop Lightroom (5), il software di montaggio video Sony Vegas Pro 11 e perfino AutoCAD (fino alla versione 2008).
Quello che emerge da questa rapida ricerca è una buona compatibilità , ma un aggiornamento piuttosto lento: spesso, infatti, le nuove versioni dei software commerciali introducono nuove funzioni e nuove librerie che richiedono l’uso di configurazioni particolari, o addirittura l’emulazione di nuove chiamate del sistema operativo. La velocità di adozione delle nuove release è piuttosto lenta, e richiede qualche mese (o anno) di studio da parte degli sviluppatori e degli utenti più esperti.
Ma se la compatibilità mostra luci e ombre, e la configurazione è più complessa, perché preferire Wine rispetto a una macchina virtuale? Le motivazioni principali riguardano l’ottimizzazione e le prestazioni: lo strato software fornito da Wine traduce le chiamate dei programmi verso il sistema Win32 in comandi e funzioni del sistema operativo ospite, ma non implementa un’emulazione completa di un computer e di un sistema operativo. Nonostante le ottimizzazioni in hardware sfruttate dai moderni hypervisor, la strategia di Wine garantisce un vantaggio prestazionale significativo. Inoltre, con Wine si installa soltanto il software necessario: non bisogna tenere sull’hard disk un’intera installazione di Windows, che deve essere aggiornata e (tra l’altro) richiede una licenza per essere utilizzata in modo legale.
Durante i nostri test abbiamo installato una decina di pacchetti (giochi e programmi di produttività ), tra cui Microsoft Office e la Creative Suite di Adobe, e abbiamo ottenuto risultati più che soddisfacenti sia in termini di prestazioni sia di usabilità . Le procedure sono state piuttosto laboriose e hanno richiesto vari tentativi, ma i risultati ci hanno ripagato degli sforzi compiuti. Esistono alcuni front end grafici che promettono di semplificare l’uso di Wine, grazie a script di installazione pronti all’uso per molti software di grande diffusione (per esempio PlayOnLinux, che merita una menzione), ma durante questa prova non li abbiamo utilizzati per poter offrire una testimonianza completa sull’esperienza d’uso. Nel complesso, Wine si è dimostrato un progetto interessante e di grande potenziale, ma non è adatto a tutti: il suo uso, infatti, richiede una notevole esperienza e voglia di sperimentare.
Dario Orlandi
Wine 1.9.5
Gratuito
PRO
Consente l’esecuzione di software Win32 sotto Linux
Ottima configurabilità
Prestazioni elevate
CONTRO
La configurazione può essere molto complessa
Documentazione spesso incompleta
Produttore: Wine, www.winehq.org