Alla fine l’Antitrust Europeo, presieduto da Joaquin Almunia, ha deciso di infliggere una sanzione di 561 milioni di euro a Microsoft per non aver rispettato i patti sanciti nel 2009. Allora il gigante di Redmond era stato accusato di abuso di posizione dominante sul mercato, per non aver dato agli utenti la possibilità di scegliere browser alternativi a Internet Explorer, inserito di default all’interno del sistema operativo Windows 7.
La querelle sembrava essersi risolta senza sanzioni pecuniarie in quanto Microsoft aveva accettato di collaborare, integrando nei PC con Windows 7 una schermata di avvio che consentiva di scaricare browser diversi da Explorer. L’accordo raggiunto con l’antirust europeo prevedeva che tale schermata sarebbe rimasta in uso sui PC Windows fino al 2014. Peccato che nel luglio 2012 la Commissione Europea si accorse, su segnalazione dei cittadini, che nei sistemi venduti da maggio 2001 a luglio 20012 la possibilità di scegliere browser alternativi ad Explorer era scomparsa, e che con il rilascio del Service Pack 1 di Windows 7 Microsoft aveva eliminato questa funzione. In questo modo 15 milioni di utenti europei non avevano potuto scegliere un browser alternativo a Internet Explorer.
Ed è proprio questa la ragione della multa inflitta oggi a Microsoft da Joaquin Almunia: l’azienda non ha rispettato gli accordi presi. È la prima volta che la Commissione Europea dà una multa per il mancato rispetto di una decisione presa dall’Unione e sicuramente la sanzione vuole essere d’ esempio anche per altre aziende (vedi Google) che in questo momento sono “sorvegliate speciali” per abuso di posizione dominante sul mercato.
Per Microsoft questa è solo una delle tante multe ricevute negli anni dagli organismi Comunitari, non ultima quella di 490 milioni di euro, inflitta nel 2004 sempre dall’antitrust europeo, allora sotto la guida di Mario Monti, che riguardava l’inclusione di Windows Media Player all’interno di Windows.