All’inizio di luglio Google ha annunciato una nuova acquisizione, Songza, una realtà americana nata nel 2007 e oggi accessibile dagli Stati Uniti e dal Canada. Si tratta di un servizio di streaming musicale per cellulari e tablet basato su playlist tematiche la cui particolarità si identifica nella selezione: dietro a ogni raccolta non c’è un algoritmo come in Last.fm o Pandora, ma una scelta attuata da esperti musicali in carne e ossa.
Le playlist non sono suddivise per generi o annate: non vi si trova nessun greatest hits degli anni 80, il meglio della Motown o le colonne sonore dell’ultimo decennio.
Songza si concentra sull’umore, sulle situazioni, sulle attività e sulle fasce orarie: playlist per dormire, per le giornate di pioggia, per favorire la concentrazione, per correre o per quando ci sentiamo euforici. Dopo un contrattazione che aveva già in passato fatto trapelare la possibile acquisizione, Google e il team di Songza hanno ufficializzato l’accordo, sul quale però non sono state rese note le cifre.
Google ha dichiarato l’intenzione di far confluire le conoscenze maturate da Songza all’interno di Google Play Music, che al momento offre uno store di mp3, un servizio di streaming e uno spazio dedicato al cloud simile a quello di iTunes. Le playlist curate da esperti permetteranno a Google Play di crescere e di offrire un servizio più completo, fornendo magari anche qualche spunto per scoprire nuovi artisti e per fare acquisti.
Da Mountain View ci tengono a rassicurare gli utenti di Songza: l’app originaria rimarrà com’è, il servizio non verrà cancellato ma le competenze verranno integrate nell’esperienza di Google Play. Songza finora è stato un servizio basato su app per smartphone e tablet, disponibile gratuitamente con la pubblicità o su abbonamento settimanale di 0,99 dollari nella versione priva di annunci.
Il team di Google Play ha dichiarato inoltre l’intenzione di voler estendere alcune caratteristiche del servizio ad altri prodotti, citando esplicitamente YouTube. Negli ultimi mesi si è vociferato di un servizio premium che Google potrebbe applicare prossimamente a YouTube nell’ambito della musica, complice una vicenda legata ai mancati accordi con le etichette indipendenti che potrebbe generare la sparizione del 30% dei video musicali sul servizio di streaming. Oggi non esiste nessuna prova dell’esistenza di un programma simile: l’acquisizione di Songza potrebbe in futuro rivelarsi come un pezzetto del progetto, così come invece potremmo semplicemente aspettarci dei consigli più pertinenti di YouTube nella nostra home page.
Quel che è certo è che Google ha seguito le orme di Apple, che nel mese di maggio ha acquisto per 3,2 miliardi di dollari Beats.Beats è una realtà nata nel 2008 fondata da Dr. Dre e Jimmy Iovine, suddivisa tra Beats Electronics e Beats Music; la prima si occupa di periferiche audio come speaker e cuffie, la seconda è un servizio di streaming su abbonamento che come Songza vanta un team di esperti nella selezione musicale. Probabilmente anche in questo caso le competenze specifiche per lo streaming delle playlist andranno a confluire in iTunes Radio.
Considerando anche il lancio di Prime Music di Amazon, lo streaming musicale si è rivelato l’argomento più caldo degli ultimi mesi.
Barbara Ripepi