Tecnologie ubique
Sul fronte delle aree tecnologiche, sembrano davvero in arrivo automobili con Android o iOS a bordo. Con il senno di poi sembrerà così strano fra un anno o due che le interfacce utente rudimentali e la limitata funzionalità dei navigatori da auto siano rimaste immutate per così tanto tempo.
Chi è alla ricerca di spunti per il futuro, può iniziare a guardare le mosse ufficiali di Apple (apple.com/ios/carplay/) e di Android (android.com/auto/). In entrambi i casi si tratta di applicazioni che richiedono la connessione di un telefono a un impianto radio compatibile.
Alpine e Pioneer dovrebbero introdurre sul mercato device audio predisposti prima della fine dell’anno. L’after market per queste applicazioni è reso possibile dal fatto che lo schermo dell’auto è solo un’interfaccia verso il telefono e non il device principale. Questa scelta riduce il costo dei dispositivi da installare sulla vettura, oltre a non costringere all’acquisto di un secondo abbonamento dati. Fra le app in arrivo segnaliamo Spotify e Waze. La prima renderà rapidamente vecchi i dischi e i lettori mp3, ma porterà grattacapi alle telecom e maggiori spese agli utenti per le richieste di banda. Waze è un esempio interessante di navigatore sociale, che può salvare la situazione per chi si destreggia nel traffico metropolitano, se c’è dietro una comunità .
Non è chiaro come sia – e se ci sia – un mercato per le applicazioni dedicate. In questo momento non c’è un app store per automobilisti, ma probabilmente apparirà in rete presto.
Fra le risorse di aiuto per compiere scelte, segnaliamo questa pagina developereconomics.com/7-things-you-need-to-know-before-developing-a-car-app.
Si affaccia sul radar anche la Internet of Things, una di quelle aree tecnologiche promettenti, ma che continuano a rimanere promettere da anni. Non si tratta più di una possibilità futura: si comincia a vedere qualche esempio reale di collaborazione intensa fra device sulle automobili con una buona integrazione Bluetooth.
Un futuro di integrazione più completa fra i dispositivi porterà con sé una montagna di grattacapi. Creare una Personal Area Network o un Personal Smart Space, per usare un paio di buzzword significative, non è solo questione di comunicazione e di protocolli, ci sono problemi logici e policy molto complessi di cui essere consapevoli in una federazione di dispositivi.
Se pensiamo a un guidatore che entra in auto e a un sistema che risponde impostando i canali radio, il sedile e il volante sulla base del telefono più prossimo al posto di guida, siamo ancora a un livello di complessità alla portata di quello che abbiamo oggi, ma se consideriamo un sistema di fedeltà per un supermercato, o un biglietto virtuale per i cinema contempliamo una complessità molto superiore. Se, infine, pensiamo a un sistema che riconosca i genitori in attesa fuori da una scuola inviando le comunicazioni rilevanti, distingua gli insegnanti trasmettendo le circolari, mentre raccoglie i compiti dagli smartphone degli studenti, siamo nella fantascienza, almeno per ora. I problemi di federazione e di associazione di dispositivi sono resi complessi non dalla tecnologia, ma dalla necessità di policy e di creazione rapida e sicura di identità dipendenti dal contesto. Le identità dipendono dal contesto e dal rapporto individuale nel momento in cui uno può essere genitore, dipendente o cliente a seconda del luogo in cui si trova e di fattori che si riferiscono a relazioni umane più che a comunicazioni wireless.
La cosa più interessante da segnalare in questo campo è l’apertura di un progetto Eclipse specificamente dedicato alla Internet of Things (iot.eclipse.org), che raccoglie codice, strumenti, specifiche e una comunità di utenti da cui potrebbe uscire qualcosa. Alcune intuizioni interessanti sono nei materiali di un progetto europeo chiuso da un paio di anni: ict-persist.eu.
Il progetto IoT investe sul linguaggio Lua, un interprete che arriva da Rio de Janeiro. Piccolo, veloce e facile da integrare, per esempio lo abbiamo visto nell’editor di testi SciTE. Lua potrebbe diventare il linguaggio di sviluppo per tostapane e frigoriferi smart di un vicino futuro. Prossimità e geofencing sono un altro tema interessante, con applicazioni pratiche utili, come per esempio il riconoscimento dei clienti di un supermercato e la segnalazione di offerte speciali basate sul profilo. I più distratti potrebbero apprezzare che il telefono segnali che un prodotto di acquisto abituale è particolarmente scontato, sullo scaffale di fronte.
Un esempio concreto di uso della localizzazione per scatenare eventi è in iOS, quando leghiamo un promemoria al riconoscimento di un luogo specifico. Un tutorial interessante si trova a questo indirizzo: code.tutsplus.com/tutorials/geofencing-with-core-location–mobile-15477, anche se è riferito alla localizzazione Gps.
La localizzazione di applicazioni legata alla prossimità ha più a che fare con il Bluetooth che col Gps. Alcuni esempi li abbiamo visti in campo turistico, con guide associate a monumenti e luoghi di visite, ma si è trattato di applicazioni pilota di modesta funzionalità . Molto più interessante sarebbe un sistema di pubblicazione basato sulla sottoscrizione di canali, che potesse, per esempio, mettere contatto il negozio con scarpe in offerta e il passante in cerca di mocassini di una certa marca. Anche le applicazioni di dating online avrebbero probabilmente tutto un altro fascino se eseguite a corto raggio, per esempio in un locale.
L’implementazione di un protocollo publish-subscribe standardizzato (Mqtt) la possiamo trovare su iot.eclipse.org, mentre un’infrastruttura di comunicazione wireless su diversi protocolli si trova su alljoyn.org, un progetto guidato da Qualcomm.
Resta poi sempre aperta la possibilità di collaborazione diretta fra dispositivi collegati per prossimità da reti Bluetooth e WiFi, resa possibile dal progetto Alljoyn di Qualcomm. È così bizzarra la limitazione che si possia inviare una foto a una persona che abbiamo di fronte o ai partecipanti a un convegno nella stessa sala, senza ricorrere a un server esterno.
Per concludere, 2015 a tutti e cerchiamo di seguire il consiglio di Steve Jobs non limitandoci a rimanere affamati: tentiamo anche di rimanere abbastanza folli da creare un mercato e un prodotto.
Michele Costabile