L’interfaccia grafica di VMware Workstation 8 è stata completamente ridisegnata e ora il software permette di controllare e gestire sia le Vm locali sia quelle su server o computer remoti.
Anteprima di Filippo Moriggia
Articolo tratto da PC Professionale 249 di dicembre 2011
Workstation è un componente importante dell’offerta di VMware, ma negli ultimi anni è diventato sempre meno interessante a causa della concorrenza di pacchetti gratuiti di altri produttori (come VirtualBox) e dello stesso VMware Player. La versione 8 segna un’inversione di tendenza, grazie all’introduzione di molte innovazioni e di un’interfaccia ben organizzata e funzionale. Ora Workstation permette non solo di creare, gestire e amministrare macchine virtuali (Virtual Machine, Vm) in locale, ma anche di collegarsi a server e workstation remote.
Ci si può ad esempio collegare ad altre macchine della rete su cui è installato Workstation per visualizzare e gestire macchine virtuali condivise o crearne di nuove. Il software supporta anche i prodotti di virtualizzazione lato server della stessa VMware: ESXi (o Hypervisor), ESX e vCenter Server. Rispetto a vSphere Client, il software necessario per amministrare questi pacchetti, Workstation è più limitato, ma anche più comodo. Non può sostituire vSphere Client nell’amministrazione dei server, ma è sicuramente più confortevole nell’uso come console, grazie anche ad alcune opzioni avanzate come Fit to view che cambia la risoluzione dello schermo della Vm remota in base alla dimensione della finestra. Chi usa VMware Workstation su Linux apprezzerà in modo particolare la possibilità di controllare le Vm che girano su ESX/ESXi: vSphere Client infatti non è ancora disponibile per questo sistema operativo open source. La nuova interfaccia di Workstation migliora sensibilmente l’esperienza utente nell’uso delle Vm sia locali sia remote. L’interfaccia a schede del programma occupa lo schermo in modo più intelligente, senza sprecare spazio. Si può lavorare contemporaneamente su una o più console di Vm in esecuzione, ma si può controllare facilmente anche lo stato e la configurazione di una macchina virtuale sospesa o spenta.
VMware Workstation ora richiede l’uso di un processore a 64 bit dotato delle tecnologie EM64T di Intel o AMD64 di Amd. I processori Intel devono disporre anche di VT-x, mentre quelli Amd devono avere il segment-limit impostato in long mode.
Quando una macchina virtuale è spenta, VMware Workstation visualizza all’interno della rispettiva scheda tutte le informazioni del suo l’hardware virtuale.
Workstation adotta la nuova versione 8.0 dell’hardware virtuale VMware, che espande il limite massimo di memoria Ram che può essere assegnata ad ogni macchina virtuale a ben 64 Gbyte. La versione 8.0 dell’hardware viene adottata oltre che da Workstation 8.0 anche da ESX/ESXi 5.0 e da Fusion 4.0. Le nuove specifiche dell’hardware prevedono anche la possibilità di collegare un’interfaccia HD Audio virtuale basata sulla scheda Realtek ALC888 7.1, per provare all’interno di una Vm le potenzialità offerte da una periferica audio di ultima generazione. VMware ha riscritto i moduli del suo pacchetto dedicati alla gestione dei monitor, per offrire un’esperienza migliore nell’uso di Unity (la tecnologia che permette di visualizzare e usare direttamente sul desktop dell’host un’applicazione installata in una macchina virtuale).
Nelle nostre prove abbiamo effettivamente rilevato una maggiore fluidità nel passaggio dalla visualizzazione normale a Unity: le finestre del sistema operativo guest vengono visualizzate nel desktop principale quasi immediatamente e anche il menu delle applicazioni è fluido. Peccato però che questa funzione non possa ancora essere attivata quando si utilizza una Vm in esecuzione su un server o una workstation remota. L’Usb 3.0 è una novità importante a livello hardware e non poteva non trovare una sua implementazione anche nel mondo virtuale. Workstation permette l’uso di porte Usb 3.0 all’interno delle macchine virtuali, ma al momento solo in quelle con Linux (kernel da 2.6.35 in avanti).