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USA: sempre più diffusa la cosiddetta “gig economy”

Davide Micheli | 21 Novembre 2016

Social

Negli Stati Uniti, circa una persona su quattro riesce ad arrotondare a fine mese grazie alla cosiddetta “Gig Economy”, quella che consente di utilizzare i servizi online per guadagnare del denaro.

Secondo il report di Pew Research Center, nel corso del 2015, quasi il 25 percento degli americani è riuscito ad approfittare della “gig economy” per individuare una nuova fonte di reddito, approfittando delle tante opportunità  di guadagno offerte dalla diffusione di servizi e di applicazioni molto famose e diffuse, come per esempio Airbnb, Uber, Esty o anche Foodora.

In modo particolare, questi redditi secondari derivano in modo particolare dalle vendite online di prodotti: questa attività , secondo il report, interessa il 18 percento di coloro i quali puntano sulla gig economy, contro l’8 percento della piattaforme per i lavori secondari (Uber su tutti), o ancora, contro l’1 percento rappresentato dagli affitti di abitazioni su Airbnb.

In tanti casi, gli utenti arrivano anche ad unire le differenti fonti di reddito della gig economy, differenziando in questo senso il rischio. Per il 56 percento di coloro i quali decidono di mettersi al servizio di Uber e piattaforme simili, il reddito ottenuto risulta essere davvero importante e, in alcuni casi, addirittura essenziale per riuscire a sbarcare il lunario.

Nel 42 percento dei casi, per contro, questi redditi rappresentano una sorta di argent de poche con il quale potersi permettere qualche “lusso” in più. Anche nel nostro paese il fenomeno della “gig economy” sta prendendo sempre più piede e, nel caso di Foodora, ha pure posto l’accento sulle problematiche relative ai diritti di questi lavoratori.