Ubisoft è uno dei pesi massimi del mercato videoludico globale, un colosso noto anche per il suo uso “disinibito” degli strumenti legali contro la concorrenza e non solo. L’ultima causa intentata dal publisher sembra in ogni caso più che giustificata, visto che riguarda una serie di attacchi DDoS (Distributed Denial-of-Service) condotta contro i server on-line dello sparatutto tattico Tom Clancy’s Rainbow Six Siege.
Rainbow Six Siege è disponibile per tutte le piattaforme videoludiche recenti (PC, PS4, Xbox One) dal 2015, e stando ai legali di Ubisoft il gioco è stato vittima di svariati attacchi DDoS veicolati attraverso il servizio SNG.ONE. La causa è stata presentata in una corte californiana ma i presunti gestori di SNG.ONE sarebbero sparsi in giro per il mondo.
SNG.ONE è un sito specializzato in test di penetrazione e stress test contro i server di rete, un servizio a pagamento (con sottoscrizioni che partono da $30 al mese) attraverso cui è in teoria possibile condurre attacchi DDoS verso soggetti terzi. Tra le vittime di SNG.ONE ci sarebbero appunto i server on-line di Rainbow Six Siege, sostiene Ubisoft.
I gestori del servizio di DDoS “professionale” sarebbero stati ben consapevoli dei danni provocati alla piattaforma di gaming on-line, dice ancora Ubisoft, arrivando a prendere in giro in maniera diretta il publisher francese. Ora gli admin di SNG.ONE sono chiamati a risarcire economicamente gli effetti degli attacchi DDoS, ma anche a spegnere in maniera definitiva il loro mefitico “servizio” per script kiddie.