Il tablet Microsoft di quarta generazione è un’evoluzione del precedente Surface 3 Pro, che rimane per ora a listino. Una delle novità principali riguarda la piattaforma, ora basata su processori Intel Core di sesta generazione (Skylake), ma non sono meno importanti le migliorie a carico dell’ergonomia, del display e anche del design. Con il Surface 4 Pro viene ulteriormente spinta la connotazione di sostituto del notebook, non solo a livello di prestazioni, che possono raggiungere e persino superare quelle di un classico notebook aziendale da 15″, ma anche per quanto riguarda la comodità d’uso e l’utilizzo della tastiera (purtroppo opzionale). Regge il confronto con l’Apple iPad Pro?
Sono disponibili ben sei configurazioni: quella base costa 1.029 euro e prevede processore Core m3, 4 GB di Ram e disco Ssd da 128 GB. Quella di fascia più alta prevede un Core i7 con veloce grafica Iris Pro, 16 GB di Ram e disco da 512 GB, il tutto a 2.499 euro. A nostro avviso una molto equilibrata è quella intermedia con processore Core i5, 8 GB di Ram e 256 GB di storage a 1.499 euro. Si tratta in ogni caso di cifre consistenti, che piazzano il Surface Pro 4 in una fascia di mercato molto alta che rischia di trasformarsi in una nicchia.
Certo è che rispetto al Surface Pro 3 le differenze sono tante e importanti. Le dimensioni sono simili ma la diagonale del display aumenta da 12″ a 12,3″; merito della cornice intorno al pannello di dimensioni ben più ridotte. Anche la risoluzione sale parecchio e arriva a 2.736 x 1.824 pixel, per una densità di 264 punti per pollice. La qualità è entusiasmante, è estremamente nitido e con colori vibranti; viene dichiarata una copertura del 100% dello spazio colore sRgb. Come al solito bisogna fare i conti con le applicazioni non aggiornate che poco gradiscono risoluzioni così alte, risultando al limite della leggibilità oppure compromettendo il layout di box e finestre.
Per quanto riguarda l’ergonomia, il telaio in magnesio è leggermente più sottile (0,7 mm) rispetto a quello del Surface 3 Pro. La nuova custodia/tastiera Type Cover ad aggancio magnetico è un netto passo in avanti: più rigida, più stabile, con tasti a isola, ha un touchpad finalmente ben sfruttabile grazie alla superficie in vetro. È più ampio e più preciso di prima.
Il pennino N-Trig ora supporta 1.024 livelli di pressione anziché 256 e risulta anch’esso molto più preciso, anche se per quanto riguarda il lag non raggiunge l’eccellenza dell’Apple Pencil dell’iPad Pro (che comunque va acquistata a parte e costa 109 euro). La punta sostituibile ora è più morbida; c’è un solo pulsante multifunzione posizionato sulla sommità e anche forma e dimensioni sono leggermente differenti. In definitiva l’utilizzo in modalità notebook è migliorato sensibilmente, anche quando si utilizza il Surface sulle ginocchia; il bilanciamento di tutto l’insieme ci sembra aumentato e si ha una sensazione di stabilità superiore. Tra i punti migliorabili ancora c’è la rigidità della Type Cover, che tende a flettersi quando si premono i tasti centrali.
Per quanto riguarda le prestazioni, si nota un balzo in avanti molto netto rispetto al Surface Pro 3. Il nostro sample era dotato di un Core i5-6500U con 8 Gbyte di Ram e la differenza si vede sia con le applicazioni che sfruttano la Cpu sia con la grafica. L’evoluto dissipatore di calore è basato su condotti in rame con liquido al loro interno; la ventola resta normalmente spenta durante il lavoro da ufficio ed entra in funzione solo quando la Cpu o la Gpu vengono messe sotto stress. In ogni caso il calore resta molto contenuto e non diventa mai fastidioso.
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Lavorare con il nuovo disco Ssd, dotato tra l’altro di connessione diretta Pci-Express e non Serial Ata, è un vero piacere; tutte le attività scivolano via senza rallentamenti o ritardi, si ha l’impressione di lavorare su un Pc desktop di ultima generazione e non su un tablet da 750 grammi.
L’autonomia misurata è di sette ore di funzionamento continuo con rete Wi-Fi accesa e utilizzo di applicazioni da ufficio e del browser Web. Un buon valore che si avvicina alla chiusura della giornata lavorativa, ma va tenuto presente che con task più impegnativi (video, applicazioni complesse e uso di grafica 3D) tale valore può ridursi di molto.
Pasquale Bruno