PC Professionale: La velocità di scrittura su hard disk è superiore a quella del nastro?
Franca Stevan: Al contrario. Prendete un hard drive standard con una velocità di trasferimento di circa 170 MB/s, se si salvano file di dimensioni standard, inferiori o uguali a 1 GB, è possibile constatare che la “vera” velocità di scrittura operativa scende rapidamente intorno a 50-60 MB/s. Il drive a nastro LTO7 offre una velocità di trasferimento ufficiale di 300 MB/s e una velocità di scrittura operativa di 180 MB/s per i file più piccoli. In pratica LTO7 scrive tre volte più veloce di un hard disk. Questo vuol dire che per poter raggiungere lo stesso livello di prestazioni si dovranno acquistare 3 volte più hard disk rispetto ai drive a nastro. Potete immaginare cosa comporta questo in termini di costo d’uso e di costo dello spazio fisico.
Non possiamo proprio confrontare queste due tecnologie: i produttori di hard disk stanno sviluppando nuovi modelli con un transfer rate teorico pari a 205 MB/s, ma con una velocità di scrittura reale non superiore a 70 MB/s. Per quanto riguarda invece il nastro, nel 2018 IBM lancerà una soluzione su nastro che raggiungerà 500 MB/s: si tratta della 3592JE con i drive TS1160!
PC Professionale: Qual è la soluzione più sicura?
Richard Alderson: Su questo specifico punto, posso dire che il nastro era già da tempo superiore all’hard disk. Posso dare due esempi su questo argomento. Innanzitutto, i nuovi nastri realizzati con Barium Ferrite possono conservare i dati per più di 30 anni, mentre la vita di un hard disk ha una durata limite di 3-4 anni.
Inoltre, al momento stiamo assistendo a un’ondata di attacchi ransomware da virus e hacker. Gli utenti di soluzioni su nastro non hanno mai avuto la necessità di pagare alcun riscatto richiesto dagli hacker. Infatti, il principio stesso di una soluzione a nastro è quella di essere separata dal sistema. Questo significa che quando hai finito di registrare i dati su un nastro, devi semplicemente estrarre il nastro dalla libreria per rendere il dato inattaccabile da virus o hackers, mentre l’hard disk rimane costantemente collegato alla rete. Questo principio è anche uno dei motivi per cui i nastri necessitano di un consumo di energia inferiore rispetto all’hard disk che invece necessita di un consumo costante di elettricità . E per ribadire, il nastro consuma elettricità solo quando è in uso.
PC Professionale: Secondo quello che dice, abbiamo l’impressione che l’hard disk sia inutile.
Franca Stevan: No, niente affatto. L’hard disk ha il suo ruolo e rimane fondamentale. Solo, che non è stato concepito per essere la destinazione finale dove mantenere i dati a lungo per motivi storici o di archiviazione. È uno strumento utilizzato per le attività a breve termine dei dati, ma non per mantenerli a lungo termine.
La soluzione ideale è davvero quella che unisce i vantaggi di entrambi. È essenziale definire la condizione e la durata della conservazione dei dati su hard disk. Abbiamo casi di utenti che memorizzano su hard disk i loro dati per sei mesi, poi li cancellano in quanto fanno il back up degli stessi su nastro. Nei casi di accesso frequente ai dati, abbiamo utenti che copiano tutti i loro dati su nastro, ma che però selezionano i file che copiano anche sul hard disk. Un sondaggio eseguito sulle imprese europee mostra che l’85% dei dati salvati non è più utilizzato nel tempo.
D’altra parte, sappiamo anche che le aziende devono conservare un crescente numero di dati, non solo per rispettare le nuove normative in materia di archiviazione dati, ma semplicemente per garantire la sostenibilità del loro business. Dopo tutto, perché utilizzare una soluzione più costosa e meno green o rispettosa dell’ambiente se alla fine non soddisfa quelli che sono i nuovi requisiti per la conservazione dei dati?
PC Professionale: L’hard disk alla fine degli anni 2000 aveva fatto una massiccia campagna pubblicitaria mettendo in dubbio il futuro del nastro. I produttori addirittura avevano pubblicizzato l’annuncio decretandone la morte.
Richard Alderson: La risposta è già nella domanda, in quanto queste campagne risalgono a metà degli anni 2000. Ironia della sorte, proprio la sostenibilità o la roadmap sono, a mio avviso, gli aspetti che mostrano la superiorità del nastro. A sostegno posso citare tre fatti indiscutibili. Innanzitutto, se guardiamo le 5.000 aziende europee o addirittura mondiali più grandi, è possibile vedere che oltre il 90% di esse sono su nastro: governi centralizzati o locali, banche, studi di produzione televisiva o cinematografica, università , corpi di polizia, ospedali, centri di ricerca scientifica, fabbriche, scuole, data center, archivi nazionali ecc.
Il secondo aspetto è che l’hard disk non sembra più essere la priorità per quanto riguarda lo sviluppo industriale da parte dei produttori. Se guardiamo i principali player nel settore dello storage, è possibile notare come tutti si siano lanciati a capofitto nella “guerra” degli Ssd. Inoltre, l’anno prossimo probabilmente lieviterà il numero di produttori di Ssd, mentre le alluvioni del 2011 in Thailandia – che hanno messo in grave difficoltà il mercato gobale dell’hard disk per la disponibilità – hanno evidenziato come l’effettiva produzione di hard disk era in mano a un numero molto limitato di fornitori. La produzione era concentrata in una area così piccola, che ci si può davvero chiedere se le imprese vogliono davvero investire in un prodotto destinato nei prossimi anni a un rapido declino in favore del Ssd. Il fatto che nel 2011 un produttore importante quanto Samsung abbia deciso di fermare lo sviluppo dell’hard disk a beneficio degli Ssd, è fortemente indicativo.
Da ultimo, ma non meno importante, quando si parla di sostenibilità dobbiamo parlare dell’innovazione tecnologica, del progresso tecnico e dei futuri sviluppi. Se si esamina il comportamento dei produttori di hard disk, si nota come la maggior parte degli sviluppi si basino su applicazioni software e non sul supporto fisico, quindi non sul disco stesso. Confrontate questo con il nastro e le informazioni che abbiamo citato proprio all’inizio dell’intervista. La campagna sulla sostenibilità di una tecnologia che supera costantemente i suoi record di prestazioni sarebbe assolutamente assurda. Detto questo, lo stesso produttore che aveva dichiarato che il nastro era morto, in realtà offre ai suoi clienti anche soluzioni di storage a nastro.
I tempi sono cambiati. Per concludere questo punto, IBM e Fujifilm si stanno già preparando per il futuro. Nella ricerca e nello sviluppo, siamo ben oltre alla soluzione a nastro che verrà lanciata il prossimo anno e che fornirà una capacità di 20 TB e una velocità di trasferimento di 500 MB/s. Stiamo già sviluppando nastri che superano 50-60 TB di dati e presto il nastro raggiungerà i tassi di trasferimento superiori a 1 GB/s. Stiamo già preparando annunci sulle nuove tecnologie che serviranno alle esigenze degli utenti nei prossimi 15-20 anni. Quando si parla di nastro, oggi la parola chiave è: innovazione tecnologica.
— continua —