Pirateria online: nuove norme italiane introducono il carcere per chi non segnala attività illegali
L’Italia intensifica la sua battaglia contro la pirateria digitale con nuove misure adottate dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. Due emendamenti al decreto Omnibus mirano a combattere l’uso del “pezzotto“. Si tratta di un sistema che permette l’accesso streaming illegale a contenuti protetti da copyright, in particolare eventi sportivi. Questi emendamenti prevedono sanzioni più dure sia per chi fornisce tali servizi, sia per chi ne usufruisce.
Le nuove regole prevedono multe che vanno dai 150 euro per una singola visione non autorizzata, fino a 5.000 euro per coloro che sottoscrivono abbonamenti a piattaforme pirata. Una delle novità più rilevanti è l’introduzione del carcere per i gestori di servizi che non denunciano tempestivamente alle autorità le attività illegali di cui sono a conoscenza.
L’emendamento, infatti, obbliga i fornitori di servizi di accesso alla rete, inclusi operatori VPN e motori di ricerca, a segnalare immediatamente qualsiasi condotta illecita riscontrata. In caso di mancata segnalazione, i responsabili rischiano una pena detentiva fino a un anno, oltre alle sanzioni pecuniarie già previste per i crimini informatici.
Il sistema di sorveglianza adottato, denominato “Piracy Shield“, consente una rilevazione automatica delle violazioni simile a quella degli autovelox stradali. Questo meccanismo punta non solo a sanzionare gli utenti finali, ma soprattutto a colpire le piattaforme che distribuiscono illegalmente i contenuti.
Un ulteriore emendamento introduce la possibilità per l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) di bloccare l’accesso ai siti pirata entro 30 minuti dalla segnalazione. Si prevede inoltre una revisione periodica dei domini e degli indirizzi IP bloccati da almeno sei mesi, per verificarne il riutilizzo legittimo o meno.
Con queste misure, il governo italiano spera di frenare in modo efficace la diffusione della pirateria streaming e proteggere i diritti d’autore, incentivando un mercato digitale più equo e legale.