Lo sviluppo della self-driving car (o auto a guida autonoma) passa per un nodo cruciale: la piena consapevolezza di tutto l’ambiente circostante (e di tutto quello che si muove al suo interno). Uno sforzo che vede coinvolti anche i colossi dell’informatica, attori necessari e strategicamente importanti in questa “folle” corsa. La conferma arriva da oltre oceano con il primo e rivoluzionario chipset, Qualcomm 9150 C-V2X, ovvero la prima soluzione commerciale – attesa per la seconda metà del 2018 – con tecnologia Cellular Vehicle-to-Everything (C-V2X) basata sulle specifiche 14 3GPP per la comunicazione diretta su interfaccia PC5.
La sigla a prima vista sembra indecifrabile, ma in realtà è ricca di contenuti, perché non “solo” abilita i veicoli a connettersi tra loro (V2V, Vehicle to Vehicle), ma permette loro anche di scambiare informazioni con l’infrastruttura (V2I, Vehicle to Infrastructure) e con gli atri utenti della strada come ciclisti e pedoni (V2P, Vehicle to Pedestrian). Ed è proprio questo il punto chiave per il passaggio dalla guida assistita a quella autonoma: solo quando ogni veicolo saprà alla perfezione cosa stanno facendo tutti gli attori coinvolti nella circolazione stradale, potrà prendere delle decisioni indipendentemente dall’uomo. Ovviamente un pedone “nudo e crudo” non può interagire con un network infotelematico ma basterà che porti con sé un cellulare per diventare un nodo della rete.
Le auto del futuro saranno sempre più sicure e consapevoli dell’ambiente in cui si muovono.Due tipi di comunicazione
La piattaforma si basa sull’attuale telefonia 4G ma è compatibile con l’ormai vicino standard 5G. La tecnologia 4G permette le funzioni di sicurezza di base, come la comunicazione dei flussi di traffico, mentre una rete 5G, in grado di gestire grandi quantità di dati e di assegnare priorità alle comunicazioni, consentirà operazioni ben più sofisticate.
La versatilità della tecnologia C-V2X deriva dal fatto che usa indifferentemente due modi di trasmissione – comunicazioni dirette e network-based – che costituiscono due funzionalità chiave per le soluzioni di guida sicura e autonoma e che – combinate a sensori Adas (Advanced Driver Assistance Systems) quali telecamere, radar e Lidar (Laser Imaging Detection and Ranging) – forniscono informazioni relative all’ambiente che circonda il veicolo, inclusi scenari Nlos (Non Line of Sight), ovvero fuori dalla vista .
La comunicazione diretta basata su tecnologia C-V2X è progettata per acquisire e scambiare informazioni relative allo scenario in cui si muove il veicolo, grazie all’utilizzo di una trasmissione a bassa latenza all’interno della banda ITS (Intelligent Traffic System) a 5,9 GHz armonizzata per scenari Vehicle to Vehicle (V2V), Vehicle to Infrastructure (V2I) e Vehicle to Pedestrian (V2P). In poche parole il sistema costruirà reti ad-hoc, estemporanee e con nodi di tipo e numero variabile, e permetterà comunicazioni V2X (compreso il V2P) senza la necessità di accedere alle reti degli operatori di telefonia mobile.
In modo complementare le comunicazioni network-based sono invece progettate per utilizzare le reti 4G (e le future 5G) degli operatori telefonici per gli scenari Vehicle to Network (V2N). I vantaggi saranno enormi sia per la sicurezza che per la riduzione del traffico. Ottimizzando l’enorme quantità di dati scambiati si potranno dare anche suggerimenti per percorsi alternativi a favore della riduzione del traffico oppure comunicare le emergenze, ad esempio segnalando in anticipo l’arrivo dei mezzi di soccorso. Non è un caso che Ford, Groupe PSA (a cui fanno capo Peugeot, Citroën e Opel), Audi – che sta già sperimentando la comunicazione fra auto e semafori – e la cinese SAIC si siano già interessati alla tecnologia.