Il team dello SLAC National Accelerator Laboratory, istituto di ricerca californiano che fa riferimento al Dipartimento dell’Energia (DoE) statunitense, ha scattato le prime foto con una risoluzione da ben 3.200 megapixel. Un test con materiali “mondani” pensato per verificare il funzionamento di un nuovo sistema di cattura delle immagini da dedicare alla ricerca astrofisica avanzata.
I ricercatori dello SLAC hanno in pratica assemblato il più grande sensore digitale esistente al mondo, un colosso da 3,2 gigapixel che in realtà è composto da 189 sensori CCD individuali, ciascuno dotato di una risoluzione da 16MP. Le immagini catturate dal mega-sensore sono così grandi, dicono dallo SLAC, che occorrerebbero 378 schermi TV 4K per visualizzarne una a dimensione piena.
La risoluzione del mega-sensore è così ampia che sarebbe possibile vedere una pallina da golf a 24 chilometri di distanza, sostengono ancora i ricercatori. Ogni singolo pixel è grande 10 micron, ovvero 10 milionesimi di metro, mentre il piano focale è talmente esteso da poter catturare una porzione del cielo equivalente a 40 lune piene.
I ricercatori hanno fin qui testato il sensore da 3,2 gigapixel scattando foto di broccoli romaneschi, loghi e di Vera Rubin, astronoma che ha svolto un ruolo fondamentale nella scoperta della materia oscura. E proprio il Vera C. Rubin Observatory, in Cile, è destinato a ospitare il mega-sensore nel 2021, con l’obiettivo di catturare immagini dell’intero emisfero australe nel corso dei prossimi anni.
Il sensore da 3,2 gigapixel scatterà foto panoramiche del cielo meridionale su un periodo di 10 anni, catturando oltre 20 miliardi di galassie. L’obiettivo finale dell’iniziativa è contribuire a svelare i misteri che ancora circondano materia oscura, energia oscura e altri fenomeni cosmici ancora incompresi.