Google Drive è stato presentato solo nel 2012 ed è quindi un servizio più recente rispetto agli altri protagonisti di questo settore. Ma la parentela stretta e l’integrazione efficace con altri servizi di Google hanno contribuito al suo successo, sia nell’ambito privato sia in quello aziendale. Nel corso del tempo Drive è diventato il collante tra i principali servizi dell’azienda di Mountain View, il file system di base a cui si appoggiano le funzioni più avanzate, ed è un elemento essenziale per l’architettura Chrome OS utilizzata nei portatili Chromebook. Un altro grande traino per l’adozione di Google Drive è venuto dall’effervescente mercato dei dispositivi mobile Android: anche se esistono app dedicate a tutti i principali servizi di cloud storage, gli strumenti di Google si trovano preinstallati su quasi tutti i dispositivi e sono automaticamente collegati al Google Account, utilizzato anche per l’accesso ai device. Un po’ come accade per OneDrive in ambiente Windows, Google Drive è la scelta naturale per i possessori di uno smartphone o di un tablet Android.
L’evoluzione di questo servizio è stata piuttosto rapida, ma non si è ancora completata: è recentissima la notizia dell’ormai prossimo abbandono del tradizionale client di sincronizzazione che ha accompagnato il servizio fin dai suoi esordi. Al suo posto, Google propone due diverse soluzioni, indirizzate all’utenza privata e a quella aziendale; entrambe sono accessibili dall’indirizzo https://www.google.com/drive/download. Il nuovo client per gli utenti privati è chiamato Backup e Sincronizzazione e integra in un solo agente tutte le principali funzioni di gestione dei contenuti: non soltanto la duplicazione dei file nella cartella sincronizzata, ma anche l’organizzazione dei backup e il caricamento dei file multimediali, sia quelli memorizzati sul computer sia quelli provenienti da fotocamere e schede di memoria esterne. Il vecchio client di sincronizzazione è ancora funzionante, ma il termine del supporto è scaduto il 12 marzo: è dunque opportuno iniziare a familiarizzare con il nuovo Backup e Sincronizzazione, un tool più ricco ma altrettanto semplice da usare. Il nuovo client utilizza un installer simile a quello degli altri prodotti di Google (come per esempio Chrome): il file eseguibile scaricato dalla pagina del servizio è compattissimo (pesa poco più di un Mbyte) e recupera i componenti necessari da Internet durante l’installazione. Backup e Sincronizzazione aggiunge anche tre nuovi collegamenti alla scrivania di Windows, per accedere velocemente alle tre Web app principali che compongono la suite Google Docs: Documenti, Fogli e Diapositive.
La configurazione iniziale del client è accompagnata da una gradevole procedura guidata che permette di effettuare l’autenticazione, impostare le cartelle locali da sincronizzare e poi le cartelle remote da scaricare sull’hard disk. Il nuovo client di Google Drive, infatti, ha aggiunto nuove funzioni che garantiscono una maggiore integrazione del file system remoto con la struttura delle cartelle dei computer Windows: invece di limitare la sincronizzazione a una sola cartella, infatti, il nuovo client può sincronizzare (e proteggere) automaticamente anche i percorsi locali più comuni, come per esempio la cartella Documenti di Windows oppure il Desktop. Il paradigma di funzionamento tradizionale è comunque disponibile, ma la nuova impostazione offre a Google Drive un piccolo vantaggio nei confronti della concorrenza, specialmente per gli utenti non troppo evoluti che vogliono un sistema di sincronizzazione efficace, automatico e intuitivo.
Rimangono per ora escluse dal client le funzioni di sincronizzazione per i brani musicali e i libri elettronici, che però non sono integrate in Google Drive: i due servizi (Google Play Music e Play Books), infatti, hanno un archivio separato per i contenuti e non possono essere raggiunti da un’interfaccia unificata. La strada però è tracciata: non possiamo che auspicare un’integrazione e una centralizzazione ancora maggiore, un po’ come accade già oggi per le immagini e i video di Google Foto. Questo servizio, inizialmente separato rispetto a Google Drive, oggi è accessibile attraverso la sua interfaccia, anche se è comunque disponibile una pagina Web ottimizzata all’indirizzo https://photos.google.com.
Una volta impostata la sincronizzazione, il client diventa quasi invisibile: rimane in background, con una piccola icona nell’area di notifica, e svolge i suoi compiti senza farsi notare. Non offre neppure un’integrazione con i menu contestuali di Esplora file: per raggiungere le funzioni avanzate bisogna passare dall’interfaccia Web. Dopo qualche incertezza, l’impostazione del sito Web di Drive si è adeguata alle linee guida di Google e ha acquisito una struttura che risulterà familiare a tutti gli utenti dei prodotti e dei servizi dell’azienda. Nel complesso, la struttura e l’ergonomia d’uso del sito Web risultano efficaci, ma non raggiungono il livello di intuitività per esempio di Dropbox.
La vista iniziale è suddivisa in tre sezioni: una serie di documenti recenti, le cartelle e infine l’elenco dei file presenti nella cartella radice del file system remoto. Il menu laterale permette di raggiungere le altre sezioni principali del servizio: Computer raccoglie le versioni remote dei file sincronizzati al di fuori della tradizionale cartella di Drive (quelli protetti dalla funzione backup del nuovo client), Condivisi con me elenca tutti i documenti condivisi da altri utenti del servizio, mentre Recenti mostra un elenco cronologico che semplifica l’individuazione dei file creati e modificati da poco. Sempre da questo menu si possono raggiungere anche i file eliminati (Cestino) e accedere alle foto sincronizzate con Google Foto. La sezione Copie di backup, infine, ospita i dati memorizzati dalle App per i dispositivi mobile, come per esempio l’archivio dei messaggi di Whatsapp.
Per raggiungere le versioni precedenti bisogna invece selezionare il file prescelto e fare clic destro per richiamare il menu contestuale: tra le opzioni disponibili si trova Gestisci versioni, che apre una finestra con l’elenco delle versioni salvate negli ultimi 30 giorni. Sempre nello stesso menu sono presenti gli strumenti di condivisione, sia con altri utenti del servizio sia utilizzando link diretti. Non mancano le funzioni di anteprima per i formati di file più comuni, a cui si aggiunge l’integrazione con le potenti Web app della suite Google Docs per la creazione di nuovi documenti o per la modifica di quelli già salvati.
L’integrazione con gli altri servizi di Google è il pregio maggiore ma anche uno dei difetti più significativi di Drive: al suo interno, infatti, si trovano i file provenienti dal computer insieme ai documenti della suite Google Docs (che non hanno una controparte fisica sul Pc), le informazioni salvate da altri servizi dell’azienda (per esempio le mappe personalizzate di Google Maps) e perfino i backup delle app compatibili: il risultato è una miscela di dati e informazioni provenienti dalle fonti più svariate, che può essere comodissima per alcuni utenti, ma al contrario risultare indigesta per chi preferisce mantenere ordinate e separate le sue informazioni personali.
Tutti gli utenti di Google hanno diritto a uno spazio di storage di 15 Gbyte, condiviso però tra Google Drive e gli altri servizi dell’azienda, come Gmail o lo stesso Google Foto, a meno che non si scelga la memorizzazione illimitata con ricompressione delle immagini. Google offre anche piani di storage a pagamento per chi avesse bisogno di più spazio: l’offerta dell’azienda di Mountain View è sempre stata molto modulabile, con pacchetti che partono da 100 Gbyte (1,99 euro al mese) per raggiungere addirittura i 30 Tbyte, al prezzo non trascurabile di 299,99 euro al mese. Il classico taglio da 1 Tbyte costa 9,99 euro al mese: un tempo era un prezzo competitivo, ma oggi i concorrenti hanno migliorato le loro offerte e propongono pacchetti più vantaggiosi sia dal punto di vista strettamente economico, sia da quello della ricchezza dell’offerta.