Uber ha di recente comunicato il licenziamento di 3.700 dipendenti attivi nel supporto clienti e nel reclutamento, ma a quanto pare la “strage” di posti di lavoro è solo all’inizio. Il settore del car sharing soffre come pochi la crisi provocata dalla pandemia di COVID-19. Ora arriva la notizia di altri licenziamenti di massa che vanno ad aggiungersi quelli già annunciati in precedenza.
La comunicazione ufficiale di Uber alla SEC statunitense parla infatti di 3.000 lavoratori licenziati, con 45 uffici in via di chiusura in diverse location. La società dovrà spendere 110-140 milioni di dollari di buone uscite e altri 65-80 milioni per gli uffici. Nel complesso l’operazione porterà a un risparmio di 1 miliardo di dollari.
Nel giustificare i nuovi licenziamenti di massa, il CEO di Uber Dara Khosrowshahi ha parlato di “una decisione difficile” resa necessaria dall’impatto drammatico della pandemia di COVID-19. Ora gli sforzi sono tutti concentrati sulla piattaforma di mobilità e consegne alla base del business di Uber, ha dichiarato Khosrowshahi, e un ridimensionamento è necessario per meglio adattarsi alle mutate condizioni di mercato.
Alla fine del 2019, Uber poteva vantare qualcosa come 26.900 dipendenti totali a esclusione dei guidatori che fanno parte della piattaforma di car sharing omonima. Numeri ufficiali non sono ancora disponibili, ma stando alle ultime stime ad aprile il numero di corse si è ridotto dell’80% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.