I serbatoi con la polvere toner per le stampanti laser vanno maneggiati con cura durante le operazioni di sostituzione della cartuccia esausta con una nuova, per scongiurare la fuoriuscita del contenuto. Proprio per evitare perdite, infatti, questi serbatoi sono provvisti di chiusure, sportelli che vengono aperti da meccanismi interni della stampante solo quando la cartuccia è ben inserita nel dispositivo.
Senza protezioni adeguate è facilissimo disperdere nell’ambiente il toner. Si tratta di una polvere finissima, costituita principalmente da piccolissime particelle di materia termoplastica (copolimeri stirolo-acrilato, nelle stampanti ad alto rendimento è presente anche poliestere), che si fissano sulla carta per fusione. Come pigmenti coloranti, nei toner neri si utilizza il nerofumo (carbon black) oppure l’ossido di ferro. Per i toner di altri colori (tipicamente ciano, magenta e giallo) si utilizzano pigmenti organici. I toner includono anche diversi coadiuvanti come cera, acido silicico (diossido di silicio amorfo usato come anti agglomerante) e anche piccole quantità di sali metallici per controllare le proprietà elettromagnetiche. Il diametro delle particelle del toner varia tra 2 e 10 μm.
La tossicità del toner
La polvere di toner è diversa dalle polveri fini atmosferiche. A differenza di queste ultime, infatti, il toner non è solubile in soluzioni acquose e quindi è persistente nei liquidi e nei tessuti biologici. Il toner è una polvere respirabile, capace di penetrare fino agli alveoli polmonari. Per la sua composizione è una sostanza non biodisponibile e biologicamente ha un comportamento pressoché inerte. In concentrazioni vicine a quelle reali, in caso di inalazione, ingestione e contatto con la pelle, la polvere di toner non presenta tossicità acuta specifica.
D’altra parte, in studi compiuti su cavie da laboratorio sono state riscontrate polmoniti croniche e crescita del tessuto polmonare (fibrosi), ma solo a seguito di un accumulo di particelle di toner nei tessuti polmonari, accumulo dovuto a un’inalazione intensa e prolungata. Alla luce di queste informazioni, il toner è classificato come una polvere granulare bio-persistente senza tossicità sostanziale specifica conosciuta.
Nonostante questi dati rassicuranti, sono stati registrati casi di singoli individui che hanno manifestato disturbi dovuti all’esposizione alla polvere di toner. Tra i lavoratori possono verificarsi, sia pure raramente, disturbi come prurito e irritazione cutanea, bruciore agli occhi, tosse, dispnea, asma e mal di testa. Si tratta di solito di casi isolati, dovuti a condizioni di lavoro sfavorevoli oppure a ipersensibilità individuale.
Effetti cancerogeni?
Per quanto riguarda eventuali effetti cancerogeni, finora le polveri di toner sono state classificate come sostanza non cancerogena negli elenchi dei valori limite vigenti a livello internazionale (Unione Europea, Iarc International Agency for Research on Cancer, Dfg Deutsche Forschungsgemeinschaft, Acgih American Conference of Industrial Hygienists). Gli studi di inalazione in vivo su ratti e criceti compiuti finora non hanno fornito indicazioni di un potenziale effetto cancerogeno. Perciò non si devono temere effetti cancerogeni, anche perché l’uso di stampanti laser e fotocopiatrici è normalmente connesso a una scarsa esposizione all’inalazione di toner.
Diversi studi, per esempio quelli compiuti dall’Istituto professionale tedesco per la sicurezza sul lavoro, hanno evidenziato che la concentrazione di polvere toner inalabile nei locali adibiti a ufficio è tra 60 e 80 μg/m3 circa, indipendentemente dal fatto che vengano utilizzate stampanti laser o fotocopiatrici. Tale concentrazione di polvere nella zona di respirazione degli impiegati è inferiore a quella dell’aria esterna in un ambiente cittadino. Durante l’uso, stampanti laser e fotocopiatrici rilasciano nell’aria anche composti organici volatili, le cui concentrazioni si collocano tutte pressappoco nell’ordine dell’inquinamento di fondo a cui è esposta la popolazione in generale.
La corretta gestione di una laser
Il toner non è cancerogeno né è pericoloso per i nostri polmoni, ma questo non esime dal rispettare alcuni comportamenti e regole di base per un uso corretto delle stampanti laser, in modo da ridurre al minimo qualsiasi rischio per la salute.
Innanzitutto è importante rispettare le istruzioni riportate nel manuale d’uso del dispositivo e collocarlo in un locale ampio ben ventilato, con le bocchette di scarico dell’aria non orientate verso le persone. Nel caso la stampante abbia una potenza elevata e sia usata molto intensamente, dovrebbe essere posizionata in una stanza separata, eventualmente dotata di un impianto di aspirazione dell’aria. La manutenzione dell’apparecchio va fatta regolarmente da personale addestrato, che provveda alla pulizia con un aspirapolvere adatto allo scopo e che sia dotato di guanti, mascherina e occhiali protettivi.
La tecnologia PageWide di HP
Negli uffici la tecnologia di stampa più diffusa è quella laser, ma le evoluzioni più recenti delle unità a getto di inchiostro e soprattutto l’introduzione della tecnologia PageWide di HP ha reso più interessanti e competitive le stampanti inkjet aziendali.
Rispetto a una laser, un apparecchio a getto di inchiostro consuma meno energia elettrica. In una laser, infatti, il fusore che deve sciogliere le particelle del toner sul foglio di carta richiede una quantità non indifferente di energia. Inoltre con una inkjet non si ha a che fare con il toner. Toner che, come abbiamo visto in precedenza, sebbene non sia cancerogeno e sia classificato come una polvere senza tossicità sostanziale specifica conosciuta, va trattato con particolare cura per evitare dispersioni e l’insorgere di irritazioni alle vie respiratorie e agli occhi. Un altro vantaggio delle inkjet con tecnologia PageWide è l’elevata velocità fin dalla prima pagina grazie alla particolare testina di stampa, come vedremo meglio tra poco.
In pratica, lo sviluppo della tecnologia inkjet PageWide permette di produrre unità in grado di garantire velocità fino a 75 pagine al minuto con un basso costo per pagina. Inoltre la produzione di rifiuti e i consumi energetici sono ridotti rispettivamente fino al 99% e al 96% rispetto alle stampanti laser. Importante è anche il fatto che le stampanti inkjet PageWide richiedono fino al 98% di manutenzione in meno rispetto ai modelli laser con caratteristiche simili.
Come funziona una stampante PageWide
Dal punto di vista tecnico, una stampante a getto di inchiostro PageWide impiega una testina larga quanto il foglio di carta. La testina non si muove da destra a sinistra e viceversa come nelle unità tradizionali, ma rimane invece immobile mentre il foglio scorre sotto di essa.
Per stampare sull’intera larghezza di un foglio A4 in un colpo solo, la testina è dotata di ben 42.240 ugelli, 10.560 per ognuno dei quattro colori Cmyk. Questi ugelli sono raggruppati in dieci matrici, con ciascuna che ne contiene 4.224, disposti su otto righe, due per ogni tinta. Ogni riga è formata quindi da 528 ugelli. Le matrici sono disposte su due file sfalsate, con l’area di azione di ogni matrice parzialmente sovrapposta a quelle delle matrici limitrofe, per una larghezza pari a 30 ugelli. Questa configurazione permette di ottenere stampe uniformi con una densità di punti pari a 1.200 dpi su tutto il foglio.
La stampante verifica periodicamente in automatico il funzionamento di tutti gli ugelli e tramite un sistema ottico individua quelli che hanno problemi. Nel caso la pulizia su un tampone mobile non sortisca effetto, il software dell’unità impiega gli ugelli vicini a quello guasto per depositare sul foglio le goccioline di inchiostro necessarie.
In definitiva, le unità PageWide, proprio grazie alla testina immobile, non solo sono molto veloci fin dalla prima pagina ma sono anche molto silenziose. L’impiego di inchiostri con pigmenti ad asciugatura rapida permette di ottenere stampe nitide, dai colori compatti e saturi, resistenti alla luce solare e all’acqua, ideali per i documenti aziendali.
L’acquisto dei migliori toner, inchiostri e stampanti
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