La strada per la conquista del mercato italiano non può passare per il suo tradizionale servizio di trasporto privato: ecco che allora, Uber, ha individuato una nuova strategia da mettere in atto nel nostro paese per cercare di far crescere il suo business che, nel nostro paese, fa registrare – unitamente alla Corea del Sud – uno dei peggiori risultati a livello globale per il servizio proposto dalla popolare società americana.
Uber ha quindi deciso di puntare su un servizio alternativo, vale a dire, la consegna delle pizze a domicilio con i suoi autisti: anziché alle persone, quindi, l’azienda punta al cibo, attivando nelle due città di Milano e Roma il servizio UberEATS, che già è una realtà nella metropoli di Los Angeles, dove da un paio di anni gli autisti si preoccupano di far consegne a domicilio – sulla fascia oraria di mezzogiorno – per non avere troppi tempi morti.
In effetti, il mercato del food delivery è molto promettente, considerando come per esempio la startup PizzaBo – nata a Bologna per assicurare il servizio della pizza a domicilio – è passata prima per le mani di Rocket Internet per 51 milioni di euro e, quindi, il gruppo tedesco – a sua volta – l’ha rivenduta a Just Eat, a testimonianza di come ci sia una forte richiesta per questo tipo di servizi.
Per l’azienda di San Francisco, l’opzione della consegna a domicilio delle pizze può rappresentare sicuramente la via d’uscita ad una situazione molto complessa che si trova ad affrontare sul mercato italiano: dopo lo stop a UberPop, le contestazioni con i taxisti, le minacce, l’addio della responsabile di Uber per l’Italia, Benedetta Arese Lucini e la mancata riforma della legge sul trasporto pubblico non di linea, il food delivery potrebbe cambiare tutto.