Mai un’applicazione ha fatto discutere – e continua a creare divisioni – come Uber: la popolare app sviluppata dall’omonima azienda californiana, che ha rivoluzionato il concetto di trasporto privato creando le condizioni per rendere più economici gli spostamenti in rapporto alle abituali tariffe dei taxi, è riuscita a conquistare un’ulteriore manifestazione di fiducia da parte del fondo sovrano dell’Arabia Saudita.
Già in passato, infatti, lo stesso fondo ha scelto di sostenere l’azienda di San Francisco con investimenti che, nel complesso, arrivavano a sfiorare i 7.5 miliardi di dollari: ora, dopo la scelta di investire altri 3.5 miliardi in Uber, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita si ritrova a controllare circa il 5 percento delle azioni dell’app, con l’ingresso nel board di Uber di Yasir Al Rumayyan, direttore dell’istituzione finanziaria saudita.
È anche interessante rimarcare come, per il paese arabo, questo è il più grosso investimento realizzato in una società privata: e c’è da credere che con un endorsement di questo tipo, Uber si troverà in una posizione di vantaggio anche rispetto ai suoi concorrenti. Se è vero difatti che nel Medio Oriente la popolare App – con i suoi servizi – ha fatto breccia senza problemi, in altri mercati l’azienda di San Francisco sta affrontando notevoli resistenze.
In Europa, per esempio, tante azioni legali sono state intraprese per cercare di bloccare la diffusione e, anzi, per dichiarare illegali i servizi correlati alla stessa app. La situazione è invece diametralmente opposta in Arabia Saudita dove, anche in ragione del fatto che le donne non possono guidare, la popolarità di Uber è invece notevole, vista la necessità di assicurare una quantità maggiore di servizi privati di trasporto nel paese.
Del resto, bisogna anche sottolineare come la capitalizzazione di Uber raggiunga ormai quasi ben 68 miliardi di dollari: un valore che supera di quasi un terzo quello di un colosso dell’auto come la General Motors.