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Una rete in fibra a servizio dell’Italia

Redazione | 7 Maggio 2010

Internet

Parte il progetto della rete in fibra ottica di nuova generazione che in questa prima fase interesserà  10 milioni di […]

icon banda largaParte il progetto della rete in fibra ottica di nuova generazione che in questa prima fase interesserà  10 milioni di cittadini, per 15 città  italiane in cinque anni. A Roma saranno completati entro luglio i primi collegamenti in fibra ottica per 7000 abitazioni. 2,5 miliardi di euro l’investimento previsto.
Ha finalmente un nome e un volto il progetto di una nuova infrastruttura di rete in fibra ottica annunciato i giorni scorsi da Fastweb, Vodafone e Wind, alle istituzioni governative, e oggi presentato alla stampa a Milano.
Il nome è quello di Società  per la Fibra, la new company aperta alla partecipazione di soggetti privati e pubblici, di cui i tre operatori delle Tlc, auspicano la rapida creazione, con l’intervento anche delle autorità  governative.
Il volto è quello della rete di nuova generazione in fibra che arrivi fin dentro le case (fiber to home) e di cui si sta discutendo da anni e che l’Italia non può più aspettare. “Se tecnologie come l’iPhone o YouTube avessero atteso la loro realizzazione in funzione dello sviluppo e penetrazione dell’Adsl e delle reti mobili, oggi non saremmo qui a utilizzarle” ha detto Carsten Schloter, amministratore delegato di Fastweb, nel commentare gli aspetti tecnici del progetto. Si tratta cioé di indirizzare in anticipo la domanda di servizi a banda larga, una domanda che oggi c’è già  ma che solo con una rete efficiente di nuova generazione può trovare la giusta strada di sviluppo.
Per questo tre società  concorrenti sul mercato hanno deciso di condividere gli investimenti su un’infrastruttura di rete nuova, in fibra ottica basata su quello che oggi è lo standard più innovativo (l’architettura point to point) e che offre un modello tecnico a prova di futuro. Questa rete del futuro dovrà  però essere unica”, ha spiegato Luigi Gubitosi, amministratore delegato di Wind, “perché non è pensabile la replicabilità  di investimenti così ingenti come quelli richiesti sulla fibra, anche per il forte impatto ambientale che essi hanno”. Non ha senso quindi parlare di rete alternativa a quella di Telecom Italia, perché quest’ultima, nelle speranze delle tre telco, dovrebbe partecipare anch’essa alla costruzione della nuova dorsale del paese. Così come sono invitati a parteciparvi tutti gli operatori presenti in Italia da Tiscali a British Telecom, ciascuno offrendo poi i propri servizi in concorrenza reciproca con gli altri, pur utilizzando la stessa infrastruttura in fibra.
La sostenibilità  del progetto sta tutta in una slide che Paolo Bertoluzzo, amministratore delegato di Vodafone, mostra al pubblico: manutenere la rete in rame per i prossimi dieci anni ha un costo di 915 euro per linea telefonica; se si suppone una migrazione totale dei clienti dal rame alla fibra, il costo di realizzazione e manutenzione di una linea in fibra su 10 anni è inferiore: 871 euro, ma se la migrazione scende solo al 50% dei clienti il costo per linea sale a 1.490 euro.
Detto altrimenti, l’investimento su una rete in fibra diventa competitivo rispetto alla manutenzione della rete in rame solo se tutti gli utenti passano alla fibra e questa sarà  la vera scommessa. Da parte loro Fastweb, Vodafone e Wind hanno in programma la migrazione completa dei propri clienti dal rame alla fibra non appena sarà  disponibile la nuova infrastruttura. E quello che chiedono al governo è di facilitare economicamente la migrazione dalla vecchia rete in rame alla nuova rete in fibra. Una sorta di switch over graduale, insomma un po’ come sta avvenendo per il digitale terrestre, dove con regole chiare il passaggio a una tecnologia più innovativa può avvenire senza traumi.
Ma appunto occorrono regole chiare, e qui il riferimento all’AgCom e agli ulteriori aumenti dei costi di ULL è evidente: “ogni euro speso per aumentare la redditività  della vecchia rete in rame, allontana la realizzazione della fibra ottica”ha detto Gubitosi.
Insomma senza la partecipazione di tutti i soggetti, privati e pubblici, il progetto non parte. E qui si è sentita la grande assenza di Telecom Italia, che in questi giorni ha fatto sapere di voler procedere per conto proprio. Wind, Vodafone e Fastweb si augurano il contrario e sono pronti a riconoscere all’ex-incumbent il peso che gli spetta all’interno della Società  per la Fibra che si farà . Intanto a Roma il quartiere Fleming sarà  la prima prova sul campo della rete in fibra ottica con collegamento FTHH punto-punto dedicato dalla centrale a ciascuna abitazione. Poi il progetto, se avrà  successo, sarà  esteso a una seconda fase con una copertura di 20.000 abitanti e un investimento di 8,5 miliardi di euro.