La pandemia di COVID-19 ha ridotto in maniera significativa le uscite per gli acquisti di informatica o di qualsiasi altro genere di prodotto “non indispensabile”. Già prima del coronavirus, comunque, l’e-commerce aveva monopolizzato una parte consistente delle compravendite tecnologiche – persino in un paese tradizionalista e molto poco “up-to-date” come l’Italia.
Prima di Internet, prima della pandemia e prima degli smartphone, e negli anni ’90 in particolare, i computer si acquistavano nei negozi o nelle grandi catene specializzate. Una location come quella ad esempio ritratta da un video pubblicato di recente su YouTube da David Hoffman, una breve clip registrata nel 1994 in uno store di computer di Palo Alto, in California.
Nei 4 minuti scarsi del video si vedono alcune interazioni tra i commessi e i potenziali clienti, quasi uno scontro di generazioni diverse in cui il commesso di turno prova a fare una consulenza-lampo a chi non sembra granché informato sul misterioso e quasi “magico” oggetto che sta per acquistare.
Nel video si parla di Apple, Macintosh, MS-DOS, IBM, CD-ROM e altri termini in voga nel periodo, anni in cui la corporation di Cupertino stava inesorabilmente perdendo il proprio appeal di massa e la corazzata IBM+Microsoft stava conquistando ogni ambito delle professioni e dell’informatica domestica.
Una clip che all’epoca l’autore considerò “noiosa”, ma che oggi permette di assistere a uno spaccato del business hi-tech che è forse sparito per sempre. Una testimonianza, valida anche come documentazione storica per le nuove generazioni dei giovanissimi “nativi digitali” che passano tutto il loro tempo davanti allo schermo ma non conoscono la differenza tra CPU, byte e memoria di massa.