Rieccoci a parlare nuovamente dei device wearable, prendendo in considerazione una novità che ci giunge dal mondo accademico statunitense, e più precisamente dall’Università di Drewel, presso la quale è stato realizzato un dispositivo (che potrebbe ricordare lontanamente dei Google Glass) che si può posizionare direttamente sulla fronte e, attraverso l’uso della luce, riesce a monitorare le diverse funzioni cerebrali.
Nel presente, la tecnologia permettere di monitorare in maniera efficiente l’attività cerebrale, senza invasività , sfruttando la spettroscopia funzionale (fNirs). Tuttavia, quest’ultima non permetteva di compiere le attività diagnostiche in maniera semplice, in ragione delle dimensioni troppo ingombranti delle macchine, che hanno impedito fino ad oggi la conduzione di analisi sufficientemente flessibili per analisi in mobilità .
Grazie al lavoro di ricerca svolto dall’ateneo statunitense, è stato possibile ridurre in maniera importante le dimensioni di questi apparecchi, con il risultato che in futuro sarà possibile analizzare in maniera molto più efficace le attività cerebrali, anche durante lo svolgimento di qualunque azione della vita quotidiana, senza inquinare l’affidabilità dei risultati ottenuti dal fatto che siano il frutto di analisi da abitudini non ordinarie.
Questa “bandana” tecnologica, permette di sottoporre a studio ciò che si manifesta all’interno del cervello mentre gli utenti fanno uso di device mobili, in particolare, relativamente alle applicazioni contraddistinte dalla presenza della realtà aumentata: lo scopo finale, non è solo quello di registrare le performance del cervello, bensì, è anche quello di controllare che gli utenti siano sempre consapevoli in ogni istante dell’esame.