Pony Ma, direttore esecutivo di TenCent, la società cinese che ha sviluppato l’applicazione WeChat, ha comunicato che quest’ultima ha raggiunto il traguardo del miliardo di utenti, obiettivo raggiunto il mese scorso durante le celebrazioni per il Capodanno Lunare. L’annuncio è stato dato lunedì scorso, in occasione dell’apertura dei lavori del parlamento cinese, del quale lo stesso Pony Ma fa parte.
Va segnalato comunque che questo traguardo, per quanto notevole, riguarda in realtà il numero di account, e non quello di utenti totali, come riporta il Financial Times, infatti, molti utenti hanno aperto più di un account, come nel caso di chi utilizza un profilo privato e uno per il lavoro.
Nei report quadrimestrali di TenCent si fa spesso riferimento agli utenti mensili attivi (monthly active users, MAU): questo tipo di misura viene utilizzato dalle compagnie della Silicon Valley per misurare la popolarità di un’applicazione, ma nel caso di WeChat è probabile che il numero sia riferito, come detto, al numero di account, e non a quello degli utenti.
WeChat, che domina incontrastata nel mercato cinese (anche per via del blocco imposto dal governo ad altre applicazioni come Facebook e WhatsApp), aveva già annunciato lo scorso settembre una crescita del numero di profili attivi del 18,5%, che parrebbe essere stata spinta da utenti al di fuori della Cina, specialmente nel sud-est asiatico, in Europa e negli Stati Uniti.
Nello specifico, molti cittadini cinesi residenti all’estero utilizzano l’applicazione per tenersi in contatto con ii propri cari, mentre alcune aziende hanno cominciato a utilizzare WeChat per vendere prodotti nella nazione asiatica: WeChat, infatti, oltre ai servizi di messaggistica, offre anche la possibilità di effettuare pagamenti, prenotare viaggi in treno, commerciare online e curare blog. Non a caso in Cina WeChat viene considerata come un vero e proprio servizio di pubblica utilità.
Forti critiche vengono tuttavia mosse all’applicazione, in quanto consente di effettuare controlli e censure nelle conversazioni, ragione per cui il suo uso al di fuori della Cina è scarsamente diffuso.