Altro punto caldo contestato dall’Add è il fatto che dopo i 30 mesi le frequenze non utilizzate non verranno riassegnate, ma si passerà a delle negoziazioni commerciali con il rischio concreto di trovarsi nella stessa situazione attuale con l’Adsl.
Il numero delle licenze è inoltre, sempre secondo Add, troppo basso. L’associazione stessa riporta sul proprio sito:
“Questo scarsissimo numero di licenze permetterà ai grandi operatori che già controllano il mercato delle TLC di monopolizzare anche il WiMax, con tutte le conseguenze negative del caso. Sarebbe stato necessario inserire almeno un’altra licenza regionale per operatori non UMTS per garantire un livello minimo accettabile di concorrenza, con una solo licenza c’è anche un eccessivo rischio che gli operatori possano mettere in atto dei cartelli sui prezzi. Gli operatori già posizionati nel mercato, inoltre, non hanno assolutamente interesse a fare nuovi investimenti che andrebbero a danneggiare e cannibalizzare il dominio che esercitano attraverso le infrastruttura esistenti, che possiedono e controllano. Il WiMax è una tecnologia in continua e rapidissima evoluzione, nel 2009 si parla di collegamenti a 1Gb/s quindi in grado di competere con le tecnologie su filo xdsl e nel mobile con l’UMTS, è evidente che gli operatori che dominano in questi settori avranno tutto l’interesse a rallentare il processo di diffusione del Wimax e all’Italia già pesantemente in ritardo dal punto di vista tecnologico e in particolare della connettività questo non gioverà assolutamente.”
Secondo lo scenario dipinto dall’associazione Anti Digital Divide, il futuro standard della comunicazione wireless è quindi denso di nubi.