La soluzione antimalware di Microsoft colpita da un bug particolarmente grave, sostanzialmente in grado di rendere inutili le scansioni del codice malevolo sul disco. Il problema, ora risolto, evidenzia i rischi delle soluzioni “tutto compreso” di Windows 10.
Grave bug per Windows Defender, l’antivirus Microsoft destinato a trasformarsi una soluzione di sicurezza multipiattaforma ma che al momento rappresenta il software antimalware usato dal 50% degli utenti di PC Windows: un recente aggiornamento distribuito da Redmond ha reso lo scanner antivirale praticamente inutile, limitando di molto (per usare un eufemismo) la capacità di scansione dei file su disco.
Il problema è stato sperimentato dagli utenti dopo la distribuzione dell’aggiornamento 4.18.1908.7, una patch pensata per correggere un bug nell’utilizzo del ben noto comando “aggiustatutto” sfc /scannow che ha però portato alla comparsa di un nuovo baco. Dopo l’update, infatti, le scansioni veloci o complete sui dischi degli utenti non andavano oltre 40, 44 file.
Il comportamento errato di Windows Defender è stato sperimentato dagli utenti sia su Windows 10 che su Windows 7, in quest’ultimo caso tramite la funzionalità di scansione off-line di Microsoft Security Essentials (MSE) con la versione 1.301.1645.0 delle firme virali installate su disco. Microsoft ha risolto il problema piuttosto in fretta, comunque, distribuendo l’ennesimo update (KB2267602) con nuove firme virali in grado di ripristinare il normale comportamento dello scanner.
La parziale incapacità di Windows Defender di agire nel controllo di file e dischi è durata poche ore, ma è servita ancora una volta a evidenziare il rischio di affidarsi esclusivamente al software di Microsoft per il proprio computing quotidiano: Windows 10 è il disastro che conoscono tutti, e un antivirus che strombazza più di 500 milioni di utenti attivi non può certo permettersi di provocare incidenti potenzialmente gravi come quello in oggetto.